Panorama dalla Cima Sagran

ALPI CARNICHE - Escursione invernale con le ciaspole ai monti Cocco, Cima Bella e Sagran

     Galleria di fotografie dell'escursione invernale con le ciaspole o racchette da neve, ai monti Cocco, Cima Bella e Sagran. Le Alpi Carniche presentano lungo l'estremità orientale una lunga dorsale di modeste elevazioni, quasi interamente ricoperte da boschi di conifere e di alti pascoli, che segnano il confine tra l'Italia e l'Austria. Dalla Val Canale, solco vallivo che si estende da Pontebba al valico di Coccau e separa le Alpi Carniche, a ovest, dalle Alpi Giulie a est, sono diverse le vallate che puntano in direzione nord e raggiungono la cresta montuosa di confine. Una di queste è la valle di Ugovizza, che termina con un anfiteatro montuoso composto da diverse montagne. Tra queste troviamo i monti Cocco, Cima Bella e Sagran, che la nostra proposta consente di salire in un'unica giornata durante una spettacolare concatenazione di cime. Straordinari pulpiti panoramici su tutta la catena delle Alpi Giulie. La salita alla cima Sagran può essere anche considerata come escursione singola. 

    ACCESSO - Con l'autostrada Alpe-Adria (A23) si raggiunge l'uscita di Valbruna (subito dopo la barriera per il pedaggio) e si prosegue verso il paese di Ugovizza. Dal centro della piccola frazione si seguono le indicazioni per il Rifugio Fratelli Nordio e la Val Uque. Con una serie di tornanti si risale la testa della valle omonima, successivamente si prosegue nel solco della vallata sempre dritti, ignorando tutte le deviazioni, fino al piccolo parcheggio della Locanda al Camoscio 1.136 m. (località Val Uque)

    ITINERARIO -  Dalla Locanda al Camoscio inizia l'escursione invernale. Superata l'Osteria si prosegue in direzione nord, lungo un tratto di strada asfaltata al centro della vallata, dominata dal lontano e altissimo sperone roccioso del monte Sagran. Raggiunto e superato un ponticello sulla sinistra, inizia la salita sulla comoda strada forestale, che lascia alle spalle la Valle di Ugovizza e risale quella del torrente Tamer. Superati alcuni fienili, mantenendo la direzione nord ovest, si imbocca una traccia, sempre a sinistra, che risale all'interno di un fitto bosco, un ripido pendio, fino a riprendere una strada forestale di recente costruzione che raggiunge una grande costruzione in pietra. Si tratta dell'ultima testimonianza del grande villaggio della ex miniera Cocco, che si trovava in questa zona a metà del secolo scorso. Dall'edificio dell'ex miniera si prosegue sulla sinistra, la mulattiera sale inizialmente nel bosco, lentamente però le conifere cominciano a diradarsi e consentono d'ammirare verso meridione le cime del Mangart, del Jôf Fuârt e del Jôf di Montasio, mentre verso oriente il panorama è dominato dalla cima del monte Sagran che, con la sua parete meridionale, sovrasta la valle che stiamo risalendo. Raggiunto l'aperto vallone del rio Tamer, a circa quota 1.540 m., si trova il bivio che permettere di scegliere la successiva meta: proseguendo sulla mulattiera, a destra, si punta al monte Sagran, mentre deviando a sinistra, inizia la salita che porta alla sella tra la Cima Bella e il Monte Cocco. Il nostro itinerario ad anello propone la prosecuzione verso sinistra, con la risalita del bel e largo pendio innevato del rio Tamer, delimitato da due file di alberi (sembra quasi una pista da sci alpino). La traccia con lunghi e monotoni zig-zag e un po' di fatica raggiunge l'ampia Sella a quota 1.814 m. Si continua verso sinistra, con un ultimo tratto di salita discretamente ripido, che conduce infine alla croce di vetta del monte Cocco 1.941 m. Meraviglioso colpo d'occhio sulle montagne circostanti, la vista spazia sull'intera catena delle Alpi Giulie orientali, sulle Alpi Carniche e sulle lontane cime austriache e crode dolomitiche. Dalla panoramica vetta si può osservare gran parte dell'itinerario che rimane da effettuare, la traccia serpeggia tra colli e valichi sotto ai nostri occhi, tra cui l'aspra cima del monte Sagran che si dimostra quasi inaccessibile con il suo baluardo roccioso di vetta. Ridiscesi all'ampia sella si risale un dolce pendio che conduce al bellissimo e vastissimo plateau della Cima Bella 1.911 m. che segna anche il punto di confine con il territorio austriaco. Nuovo spettacolare panorama. La prosecuzione dell'itinerario deve essere valutato con molta attenzione !!, poiché spesso indicazioni e segni sono nascosti dalla neve ed anche i cippi di confine che potrebbero aiutare ad orientarsi sono spesso coperti dal manto bianco. Dalla vetta si scende lungo il versante est, praticamente seguendo la linea del confine, inizialmente su aperto e facile pendio, successivamente all'interno di un ripido bosco, fino a raggiungere la forcella di Fontana Fredda 1.693 m. Si risale dalla parte opposta senza difficoltà, e con un po' di fatica (stiamo superando i 1.000 metri di dislivello in salita, n.d.r.) si raggiunge la cima del monte Sagran 1.931 m. Impressionante la vista aerea sulla sottostante Valle di Ugovizza e sull'infinita sequenza di catene montuose che si perdono all'orizzonte nella bruma pomeridiana. Si ritorna alla forcella di Fontana Fredda lungo lo stesso percorso della salita. Dal piccolo valico inizia il lungo rientro, si deve prestare particolare attenzione a seguire sempre la traccia sulla mulattiera, evitando di prendere deviazioni o scorciatoie poiché nel fitto bosco è facile perdere l'orientamento. Si ritorna al bivio incontrato precedentemente, nei pressi del vallone del rio Tamer, si supera la ex miniera ed infine si conclude l'escursione ad anello alla Locanda Camoscio 1.136 m.

     ATTREZZATURA TECNICA - La classica dotazione per escursioni invernali: ciaspe, bastoncini, ghette, l'ARVA, la pala e la sonda. 

    DESCRIZIONE DIFFICOLTA' - La salita invernale ai monti Cocco, Cima Bella e Sagran non presenta difficoltà tecniche. Viene però valutata di media difficoltà per la lunghezza del percorso, il notevole dislivello e in caso di traccia non battuta, per problemi d'orientamento.

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   Escursione con le ciaspole ai monti Cocco, Cima Bella e Sagran

 

 

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Tempo salita:   4,30 h.
Tempo discesa: 2,00 h.
Dislivello salita: 1.145 m. 
Dislivello discesa: 1.145 m.
Difficoltà: media
Note: Sviluppo circa 15 km.

Vetta del monte Cocco 1.941 m. Vetta del monte Cocco 1.941 m.

Brevi note storiche della miniera Cocco

L'antica miniera di ferro di Globocnick era situata a nord di Malborghetto, tra quota 1.700 m. e 1.938 m. ai piedi del monte Cocco, già sfruttata secondo la tradizione, ai tempi dei romani. Oggi i boschi hanno ricoperto l'area, le baracche di legno dei lavoratori sono scomparse ed è difficile immaginare quale era l'aspetto del villaggio e le faticose condizioni di vita dei minatori che, lontani dal fronte della Seconda Guerra Mondiale, cercavano di sopravvivere. Notizie saltuarie di lavori di estrazione si hanno già dal 1560, ma il primo documento che testimonia la presenza di tre gallerie risale all'anno 1665. Il materiale estratto alimentava un forno fusorio presso Pontebba, nella valle detta appunto Canal del Ferro. Nel 1867, grazie a Leopoldo Globocnik di Einsmerrn, vennero iniziati nuovi lavori prima sul fianco occidentale poi su quello orientale del Monte Cocco, che diedero impulso al lavoro minerario, lavoro che, negli anni successivi, andò diminuendo fino al 1927, anno in cui quasi tutti gli operai furono licenziati. La rigida politica di autarchia del periodo prebellico, basata sull'autosufficienza economica (detta anche di "economia chiusa"), in cui non erano presenti relazioni commerciali con l'estero, dal 1936, ridiede vita ai lavori di estrazione di carbone e materiali metallici dalle miniere Raibl (Cave del Predil), Monte Avanza e Monte Cocco. Il 1942 fu l'anno più florido per queste miniere, in cui si operava su ben quattro livelli di gallerie che si addentravano per centinaia di metri nelle viscere della montagna, vedendo impegnati più di duecento operai. Il numero consistente di addetti portò quindi alla crescita del villaggio che si dotò, oltre all'edificio in muratura adibito ad uffici, anche di una mensa, una centrale elettrica e numerose baracche destinate per gli alloggi dei minatori. Nel 1945 la miniera venne chiusa e successivamente smantellata e oggi non rimangono tracce se non la struttura in muratura e le foto storiche.

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CARTOGRAFIA: Ed. Tabacco 1:25.000    Foglio 19 Alpi Giulie Occidentali Tarvisiano
Data escursione: 21 febbraio 2016

 

 

IMPORTANTE: Chi affronta gli itinerari descritti in questo sito lo fa sulla base della propria capacità, esperienza e del buon senso. Le indicazioni riportate si riferiscono allo stato del percorso al momento in cui l'escursione è stata effettuata, in caso di ripetizione bisogna pertanto verificare preventivamente lo stato e la percorribilità dell’itinerario. Gli autori declinano ogni eventuale responsabilità. Anche l'escursionista con le ciaspe è soggetto al rischio valanghe! Non bisogna lasciarsi ingannare dal percorso agevole: il giudizio "facile" non è sinonimo di "sicuro". L'utilizzo e il corretto uso dell'ARVA (assieme alla sonda ed alla pala) è fortemente consigliato all’escursionista invernale,  il quale deve anche conoscere i temi fondamentali della sicurezza, conoscere i meccanismi della formazione del manto nevoso e delle valanghe. Ed inoltre, prima di ogni escursione invernale, bisogna consultare (sempre!!) il bollettino nivometereologico. www.aineva.it   

Modalità per chiamare il Soccorso Alpino

ITALIA : 118

SLOVENIA: 112

AUSTRIA: 140