Galleria di fotografie e
descrizione di un trekking nel gruppo Lagorai-Cima d'Asta. Un viaggio in
uno degli ambienti alpini più selvaggi e remoti, dalla natura incontaminata,
con la particolarità di essere di origine vulcanica, nonostante sia inserito
nel cuore delle Dolomiti di Fiemme (criterio SOIUSA). Infatti i porfidi del
Lagorai sono rocce magmatiche effusive, solidificatesi in superficie dopo
un'eruzione, mentre i graniti di Cima d'Asta sono rocce magmatiche intrusive
solidificate all'interno della crosta terreste ed emerse in seguito a
processi tettonici. Il trekking di media difficoltà, si sviluppa lungo l’Alta Via del
Centenario, dedicata ai luoghi coinvolti dalla
Prima Guerra Mondiale (visita di tre
Musei all’aperto della grande Guerra) per poi raggiungere con l'Alta Via del Granito la regale Cima d’Asta e
quindi ritornare con il
tratto meridionale della Translagorai. Breve descrizione dell'itinerario
ad anello con partenza/rientro dal
passo Manghen:
1° Giorno
- Trasferimento al passo Manghen (Trento), importante valico alpino che collega la
Valsugana con la Val di Fiemme.
Dal passo Manghen 2.047 m.
si imbocca il sentiero
SAT 322,
si sale alla forcella del Frate, si aggira a meridione il monte Ziolera e si
raggiunge la forcella Ziolera 2.268 m. in spettacolare posizione sopra il
lago delle Buse. Si prosegue con una lunga traversata
sulle verdi praterie del Montalon, fino ad un importante bivio, dove si
prosegue a destra con il sentiero
SAT 398.
Lentamente inizia la salita della frastagliata cresta rocciosa del monte
Valpiana. Il sentiero segue una straordinaria mulattiera costruita durante
la Prima Guerra Mondiale, che consente di superare senza difficoltà, le
torri e le guglie formate dalle rocce porfiriche caratteristiche del Lagorai.
Raggiunta l'ampia sommità del monte Valpiana 2.368 m., attraversata
da lunghissime trincee e camminamenti,
con una breve discesa si raggiunge l'Ospedaletto austro-ungarico dedicato a Herta Miller.
Museo all’aperto della Grande Guerra, costituito da un piccolo
edificio,
il cui tetto è stato
recentemente restaurato, con parte del pavimento ancora in legno originale.
Inizialmente il punto di primo soccorso era una semplice baracca di legno costruita nell’estate del 1915 dagli Standschützen del battaglione Auer,
in seguito fu ampliato e realizzato in muratura. Quando nel 1916,
il medico militare dott.
Miller che operava in zona, morì travolto da una valanga assieme ad altri 96
soldati,
la nuova infermeria
d'alta quota venne intitolata alla moglie crocerossina, "Herta Miller Haus".
Dalla cima
ammirato il panorama verso i
gruppi di Cima d'Asta, del Cimon Rava e della Catena del Lagorai, inizia
la discesa che scende prima a
forcella Maddalena e poi percorre l'omonima valle per finire a
Malga Cere 1.713 m. (sentiero EE, durata: 4,00 h -
Dislivello: + 400m /- 800 m. - lunghezza 8 km).
Cena e pernottamento.
2° Giorno -
Dalla Malga Cere si prosegue verso la Val Campelle, si abbandona
la catena del Lagorai, per iniziare l'Alta via del Granito alla scoperta del
Gruppo Cima d'Asta. Si percorre in discesa il versante orientale del
monte Setole, dove a causa della tempesta Vaia, la rete di sentieri e
carrarecce è stata modificata, e si seguono le indicazioni per la malga
Spinelle. Superato un breve tratto di sentiero stretto e ripido (traversata
di un ruscello) si incrocia la strada forestale che scende in Val Campelle dove si ritroveranno i segni e le tabelle
SAT 362 con le indicazioni
necessarie per riprendere il tracciato dell'Alta Via. Si raggiunge
infine il ponte
sul Rio Maso e il Garnì SAT Lagorai 1.315 m. L'itinerario continua
lungo un breve tratto della strada asfaltata che risale la Val Campelle,
fino ad imboccare la strada forestale
(SAT 333)
che sale alla Malga Cenon di Sopra.
Si continua sulla strada, fino ad un centinaio di metri prima
della Malga Val de Prà 1702 m.,
dove nei pressi un grande masso, chiamato "Sasso della spia", si intercetta
il bivio per il sentiero
L34 “Sentiero della
memoria”. Il nuovo sentiero sale ripido, ma sempre facile, fino
allo spigolo ovest del monte Cenon. A fianco del sentiero, dopo un primo
gradone erboso, l'Aia Patissi, si scorgono i resti di un grande
villaggio austro-ungarico edificato dopo il 25 maggio 1916, (Strafexspedition)
quando le truppe
imperiali occuparono momentaneamente la cresta Cenon-Primalunetta. Usciti dal limite superiore
della vegetazione, il sentiero, molto panoramico, sale con pendenza costante
fino alla vetta del monte Cenon 2.278 m. Dalla cima si
prosegue, lungo la facile cresta est fino alle prime trincee delle
postazioni italiane del Croz
di Primalunetta.
Museo all'aperto della Grande Guerra
di un grande Villaggio militare, edificato dagli italiani dopo
la riconquista della cima avvenuta per merito degli alpini del Btg. "Monrosa", il 3 luglio 1916. Oggi grazie ad un lodevole restauro dei manufatti
militari, sono state ristrutturate le fondamenta di una serie di
baraccamenti, alcune trincee e la caverna deposito munizioni. Inoltre è
stata ricostruita fedelmente una baracca di legno e dedicata a Giuseppe
Antonio Tadina, il primo alpino a porre piede sulla cima. L'incredibile
vista aerea sulla sottostante Valsugana, rende l'idea di quanto fosse
importante questa postazione durante il conflitto.
Dal
Bivacco Tadina si sale ad occidente una prima cimetta, dove si trova un
interessante puntatore per riconoscere le vette circostanti. In seguito si
sale verso la semplice croce del Croz di Primalunetta 2.304 m., da
dove si ammira uno straordinario panorama. Dalla vetta si scende all'interno
di un ripido camino roccioso con una serie di stretti zig-zag in direzione
del laghetto di Primalunetta.
Raggiunta la forcella
Caldenave 2.193 m. si continua a sinistra, attraversando i ghiaioni settentrionali che
scendono dal Tombolin di Caldenave, percorrendo una comoda mulattiera della Grande Guerra fino
a raggiungere la Forcella Caldenave 2.190 m. Si continua la discesa fino ad
incrociare il sentiero SAT 332,
che scende dalla forcella Ravetta. Infine con un ultimo ripido tratto si raggiunge
la magnifica conca prativa del
rifugio Caldenave
1.792 m.
(sentiero EE, durata: 6,30 ore (effettive) -
Tot. Dislivello:
+1.000 m.-900 m., lunghezza: 16 km).
Cena e pernottamento.
3° Giorno - Dal
rifugio Caldenave si scende brevemente fino ad un ponticello, dove inizia il
sentiero
SAT 360. La traccia
s'immerge in un fitto bosco e con una salita discretamente ripida raggiunge
i preziosi scrigni d'acqua verde smeraldo dei laghi della Val d'Inferno.
Curioso nome per un posto di rara bellezza e fascino. La salita prosegue nel
bosco, raggiunge il Baito Lastei, e prosegue fino ai pascoli alti del Baito
Scagni 2.094 m. E' questo un luogo magico,
un quadro meraviglioso della natura più intatta.
L'angolo dove si respira l'atmosfera più selvaggia e solitaria del Gruppo
Cima d'Asta, tra le verdi praterie e i piccoli specchi d'acqua incastonati
nei blocchi di granito levigato. Dai pascoli d'alta quota si continua a
salire fino alle immense pietraie che conducono alla Forcella delle Buse
Todesche 2.309 m. Imponenti i resti di trincee e manufatti militari
della Grande Guerra. Dal valico una breve discesa conduce ad un bivio dove
si piega a sinistra per proseguire con
il sentiero
SAT 373. Inizia
da qui, una bellissima mulattiera di guerra, che taglia in quota il versante
orientale della cresta Tombola Nera-Cengello, che guarda la Val di Fumo e la Val Sorgazza. Con alcuni lunghi sali-scendi, si supera la forcella Nord del monte Cengello e si
raggiunge la Cima Lasteati.
Tra gli anfratti delle colate laviche della
montagna si trovano diverse testimonianze della Grande Guerra, tra le quali
il ricovero del tenente Giovanni Cecchin, una tetra caverna con una galleria
che traversa la montagna e termina con alcune feritoie puntate sull'Alpe Conseria. Di particolare
effetto l'aerea entrata del ricovero su un'esile cengia, posta al centro di una nera e
verticale parete. Dall'angusto, ma emozionante piccolo rifugio degli alpini,
si continua su un sentierino scavato nella dura roccia granitica, si supera
una lunghissima trincea, fino ad
una baracca militare restaurata, intitolata Baito Lasteati 2.303 m. posta
sulla cresta rocciosa.
Dal
rustico ricovero si scende al bel laghetto di Forcella Magma, dove si
specchia la regale
piramide di Cima d'Asta, e di seguito si raggiunge l'importante crocevia di
sentieri della forcella Magna 2.117 m.
Dalla forcella
si continua con il Sentiero
Italia
(SI) 326,
inizialmente con un ripidissimo zig-zag ai piedi del monte Socede, grazie ad uno stretto zig-zag,
in seguito con un lungo tratto orizzontale, discretamente impegnativo. Si
traversano alcune alte ed esposte balze rocciose, fino alla forcella Tellina
2.249 m. L'Alta Via prosegue con una ripida discesa fino al cosidetto Bualon di Cima
d'Asta 2.000 m. alla testa della Val Sorgazza. Qui s'intercetta il sentiero
SAT 327 che
sale dalla malga omonima e attraverso le famose rocce levigate di granito
chiamate "Laste di Cima d'Asta" si sale al Lago e Rifugio Cima d'Asta "Ottone Brentari" 2.476 m.
(sentiero EE, durata: 7,00 ore
-
Tot. Dislivello:
+1.020 m.-3300 m., lunghezza: 13 km)
Cena e
pernottamento.
4° Giorno -
Di prima mattina dal
Rifugio Cima d'Asta "Ottone Brentari"
si sale la Cima d'Asta. Aggirato ad est lo splendido lago, si attacca il
versante meridionale della montagna, costituito da un immenso pendio di
blocchi di granito sovrastato da un'aguzza cresta di rocce.
Si sale con
attenzione sulle ripide lastronate fino ad un pronunciato intaglio del filo
di cresta, chiamato la Forzeleta 2.660 m. L'itinerario prosegue con
la discesa dalla parte opposta per circa cinquanta metri di dislivello, su
blocchi levigati dove alcune staffe e un cavetto metallico aiutano a
scendere fino al catino sottostante, alla testa di un immenso vallone arido
e selvaggio. Una incredibile scalinata di gradini conduce senza grosse
difficoltà sulla vetta di Cima d'Asta 2.847 m. Panorama
indimenticabile e sorprendente, un colpo d'occhio a 360° gradi che abbraccia
tutte le Dolomiti, gli Altipiani, la vicina catena del Lagorai, i più lontani
gruppi del Brenta e dell'Adamello. Con una breve discesa si visita il nido
d'aquila del Bivacco Cavinato 2.840 m., ex osservatorio militare della Prima Guerra
Mondiale, abbarbicato sui precipizi della cresta sommitale.
(sentiero EE, durata: and/rit. 3,00 ore)
Rientrati
al
Rifugio Cima d'Asta si prosegue il trekking. Si sale in direzione del
passo Socede 2.516 m. e valicatolo si scende per il selvaggio Vallone Occidentale
(SAT 380) fino
ad un solare balcone erboso dove si trova un caratteristico masso, chiamato
il "Sasso Spaccà". Attraverso pietraie infinite di rocce inclinate e spesso
instabili si
ritorna a Forcella Magna 2.117 m. Dall’importante passo, si prosegue con il sentiero
SAT
326 che seguendo un piacevole saliscendi
raggiunge il passo dei Lasteati. Si continua sulla sinistra con il
“sentiero della memoria” L38
che consente di raggiungere la
sommità della Cima Socede.
Terzo e ultimo Museo all'aperto
della Grande Guerra del trekking. La Cima Socede 2.173 m. era molto
importante per il controllo del Passo Cinque Croci, per questo motivo fu
molto conteso. Perso e riconquistato diverse volte tra il 1915 e 1916 venne
definitivamente occupato dalle truppe italiane dal 6 luglio 1916. Da quella
data fino a Caporetto (24 ottobre 1917) la relativa calma del fronte,
permise alle truppe italiane di fortificare tutta la sommità. Oggi la vetta
è stata oggetto di un grande lavoro di restauro, fondamenta di baracche,
trincee e caverne, sono state ripulite dai detriti e consolidate. Anche su
questo monte una vetta è stata dedicata per l'osservazione delle cime con un
puntatore "pseudo mini-cannocchiale", mentre una attigua ha una piccola
croce. Dalle trincee della vetta si scende al Passo Cinque Croci 2.018 m.,
così chiamato perchè qui convergono i territori di cinque pascoli (Consèria,
Valsorda, Cengello, Socede e Valcion) appartenenti ai quattro comuni di
Pieve Tesino, Castello Tesino, Cinte Tesino e Scurelle. Si continua la
discesa fino al rifugio Malga Conseria 1.848 m. (sentiero E, durata: 5,00
ore - Tot. Dislivello: +350 m.-730 m., lunghezza: 11 km).
5°
Giorno - L'ultima tappa del trekking è lunga, ma con un dislivello
relativamente contenuto, offre un panorama completo sul Gruppo del Lagorai,
la Cima d'Asta e i laghetti alpini, in sintesi una piacevole e panoramica
camminata per il rientro al Passo Manghen. Dal Rifugio Conseria si risale al
Passo Cinque Croci, lungo la breve salita si visita un piccolo, ma
commovente, ex cimitero di guerra. "Sul Cocuzzolo dei Morti c'erano
cinque tombe, tre avevano i piedi verso l'Italia, due verso l'Austria".
Al Passo Cinque Croci 2.018 m. si abbandona l'Alta Via del Granito di
Cima d'Asta, per rientrare sulla Tranlagorai e percorrere un tratto del
settore meridionale. Con il sentiero
SI SAT 318
viene contornato a nord il Col
San Giovanni e si raggiunge prima la malga e in seguito il passo Val Cion
2.073 m. Spettacolare vista sulla catena del Lagorai, con in primo piano il
Cauriol. La salita prosegue in un ambiente suggestivo, tra le rocce
porfiriche della Cima Lagorai e della Cima delle Stellune sono incastonati
gli specchi con riflessi azzurro-verde dei laghi delle Buse Basse o di
Rocco. Raggiunta la Forcella Valsorda 2.256 m. si passa dal versante
est al versante ovest del Lagorai. Dall'ampio valico si continua con il
sentiero
SAT 322, in un crescendo di spazi selvaggi e panorami mozzafiato.
Si traversa sotto le Cime delle Buse fino al passo Montalon 2.133 m.,
ammirando dall'alto il lago delle Stellune e il lago Montalon. La successiva
discesa del "Piano delle Fave" conduce ad un altro gioiello verde smeraldo:
il lago delle Buse. Si traversa ai piedi della forcella Ziolera e si rientra
al passo Manghen 2.047 m. (sentiero E, durata: 5,30 ore - Tot.
Dislivello: +850 m.-640 m., lunghezza:15 km)
DIFFICOLTA'
- Il trekking non presenta grandi difficoltà
tecniche,
però l'asprezza e la severità dell'ambiente lo rendono
impegnativo,
richiede un'ottima
preparazione fisica, riservato a persone dal passo sicuro e con esperienza su terreni ripidi,
con pietraie di porfidi e graniti taglienti e instabili.
Alcune immagini della
galleria fotografica sono dell'amico Maurizio Toscano.
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