DOLOMITI - Trekking del CATINACCIO

Album di fotografie di un trekking nel Gruppo del Catinaccio sulle Dolomiti. Viene chiamato in lingua tedesca Rosengarten " il Giardino delle Rose", per le spettacolari tonalità di rosa e viola che assumono le sue montagne al tramonto. In un'atmosfera unica convivono magicamente fiaba e realtà, è il leggendario mondo di Re Laurino. Il Catinaccio offre la possibilità di organizzare diversi trekking, grazie alla presenza di molti rifugi e ad una rete capillare di sentieri e vie ferrate. Nel corso degli anni abbiamo visitato diverse volte il Catinaccio, in questo nostro ultimo trekking abbiamo cercato di visitare i luoghi più nascosti e le vette più isolate dai panorami inediti, come la solitaria Forcella Vajolon, la Cima di Larsec, la Cima di Terrarossa e la dimenticata Val Ciamin. Un approccio nuovo alla più affascinante "scogliera corallina" delle Dolomiti. Un paradiso per la fotografia   -  Breve descrizione del Trekking:Passo del Vaiolon

1° GIORNO - Trasferimento in Val di Fassa. Dal paese di Carezza al Lago si sale in seggiovia al rifugio Paolina 2.125 m. L'itinerario inizia a destra, e con una breve salita si raggiunge il sentiero "Masarè" (CAI N°539-549)si prosegue in direzione dell'aquila di bronzo a ricordo di T. Christomannos, ideatore della "Strada delle Dolomiti", ed infine si giunge al Rifugio Roda di Vael 2.280 m. (sentiero T, durata: 0,40 h). Dal rifugio si continua con un bel sentiero orizzontale (CAI N°541) sotto la parete orientale della Roda di Vael. Raggiunto un bivio si prosegue a sinistra (CAI N°551) e si sale un ripido canalone, il sentiero poi compie un largo giro alla base della solitaria Gran Busa di Vael e con un percorso dolce raggiunge la selvaggia Forcella Vajolon 2.550 m. La discesa dal versante opposto avviene lungo un profondo canalone tra sfasciumi e nevai fino ad incontrare nuovamente il sentiero "Masarè". Si continua a destra e con dislivelli minimi, sotto l'impressionante parete rossa della Roda di Vael si arriva al Rifugio Fronza alla Coronelle 2.237 m. (sentiero E/EE, dislivello salita/discesa: 400 m./300m. durata: 2,45 h) (scale difficoltà).

2° GIORNO -  Il sentiero inizia direttamente sopra il rifugio Coronelle, (CAI N°550)Torri del Vajolet e punta verso il Passo omonimo che mette in comunicazione il versante fassano con quello di Bolzano. All'inizio alcune facili piccole rocce vengono superate con l'aiuto di una corda fissa, successivamente il tetro canalone viene salito facilmente grazie ad una serie di scale e traversine in legno, che aiutano a superare le ripide ghiaie e detriti, un lavoro straordinario del CAI di VR. La fatica alla fine viene premiata con lo stupendo panorama sulla Valle del Vajolet dal Passo Coronelle 2.630 m. La discesa in direzione della Busa di Davoi avviene in uno scenario aperto, il facile sentiero conduce sotto l'immensa parete est della Cima Catinaccio, e raggiunge quello proveniente dal Passo delle Cigolade.(CAI N°541) Si continua su quest'ultimo e con un tratto quasi pianeggiante si raggiungono i rifugi Vajolet e Preuss 2.243. (sentiero E, dislivello salita/discesa: 400 m./400m. durata: 2,15 h). Dai rifugi posti sul piano delle Porte Negre continua l'escursione, si sale lungo un ripido sentiero (CAI N°542), che s'insinua nella Gola delle Torri, e supera agevolmente una prima zona rocciosa. Successivamente si superano alcuni massi e facili rocce, con alcune corde metalliche, cercando di seguire sempre il sentiero, che in modo un pò confuso risale la Gola fino al Rifugio Re Alberto 2.621 m. al cospetto delle straordinarie Torri del Vajolet. Una delle immagini più belle delle Dolomiti. Si continua in salita lungo l'avvallamento del Gartl ed in breve si raggiunge il Rifugio Santner 2.741 m. (sentiero E, dislivello salita: 500 m. durata: 1,45 h). La tappa odierna è terminata, ora inizia il momento più bello della giornata. Si aspetta che le allegre e rumorose comitive di escursionisti rientrino a valle, si aspetta che i raggi del sole abbiano l'incidenza giusta per far in modo che le splendide Torri si specchino nel laghetto, si percepisce un'aria nuova, le cime vengono avvolte dal silenzio, infine si attende la magia: lentamente le pareti dolomitiche cambiano colore, vengono dipinte in tutte le tonalità del giallo, del rosa, del rosso, poi all'improvviso tutto accelera la luce dorata abbandona velocemente le crode, corre veloce verso l'alto e si perde nel cielo, il quale per alcuni istanti diventa viola. E' la magia dell'enrosadira, un fenomeno che caratterizza le Dolomiti, uno spettacolo da brividi, unico, che non ci si stanca mai di osservare.

3° GIORNO -  Dal Rifugio Re Alberto si scende velocemente la Gola delle Torri, fino ai rifugi Preuss e Vajolet, e si La Marmolada dalla Cima Mantello prosegue lungo l'Alta Valle di Vajolet (CAI N°584) Un bel itinerario con pendenza costante porta al Rifugio Passo Principe 2.601 m. (sentiero E/T, dislivello salita/discesa: 380 m./ 360m. durata: 1,45 h)  Dal rifugio si continua con lo stesso sentiero, il quale con una serie di zig-zag risale i pendii ghiaiosi in direzione del Passo d'Antermoia 2.769 m. Dal passo si abbandona il sentiero e per tracce si sale verso sud, dalla parte opposta della splendida parete meridionale del Catinaccio d'Antermoia. Superato un dolce pendio si raggiunge una cresta che porta velocemente alla Cima del Larsec 2.862 m. (sentiero E/tracce, dislivello salita: 280 m. durata: 1,15 h). Sempre dal Passo Antermoia si può raggiungere un'altra cima, sempre lungo una cresta un pò più delicata e sottile della precedente, che porta alla piramide isolata della Cima Scalieret 2.889 m. (dal passo tracce, durata: 0,45 h). Tutte e due le cime sono dei belvedere straordinari, silenziosi e poco frequentati, che consentono d'ammirare panorami mozzafiato ed inediti. Rientrati al Passo d'Antermoia si riprende il sentiero (CAI N°584), si scende tra piccoli nevai e sfasciumi verso il Vallone d'Antermoia. Lo si percorre in tutta la sua lunghezza fino al bellissimo laghetto della ninfa Artemia. Vicino il Rifugio Antermoia 2.497 m. (dalle cime sentiero E, dislivello discesa: 400 m. durata: 1,15 h). Dal rifugio alla sera e consigliata una facile ascensione, in circa mezz'ora, alla larga vetta del Monte Mantello sopra il Passo di Dona, per ammirare un bellissimo tramonto sul Sassolungo, Sella e Marmolada.

 4Rododendri in Val Duron° GIORNO -  Dal rifugio Antermoia si raggiunge il Passo di Dona (CAI N°580), il sentiero prosegue in discesa nel Pian de le Gialine, al primo incrocio, quando inizia a scendere verso la verdissima Val di Dona, si prende il sentiero a sinistra (CAI N°578) e si risale una piccola forcella. Sul valico nuovo incrocio di sentieri, si mantiene sempre la sinistra (CAI N°555) e si continua ad aggirare la Croda del Lago lungo una traccia in costante discesa su dorsali erbose e fitti mughi. Quasi alla fine del sentiero in località Tal Piani, si attraversa un meraviglioso giardino naturale, ricchissimo di rododendri. Raggiunta la Malga Docoldaura 2.046 m., in Alta Val Duron, si prosegue in salita lungo una carrareccia in direzione del passo Duron, da dove con una breve deviazione si può raggiungere il Rifugio Dialer 2.145 m. Dal rifugio sempre per strada sterrata, (CAI N°4-594) si continua in dolce salita, fino al Rifugio Alpe di Tires 2440 m. (sentiero T, dislivello salita/discesa: 450 m./ 450m. durata: 4,00 h). Possibilità dal rifugio di continuare verso il Rifugio Bolzano (sentiero T, circa 2 h) oppure (consigliato) di salire la Cima di Terrarossa. Per ambedue le mete il primo tratto dell'itinerario è lo stesso, (CAI N°3-4) dal rifugio il sentiero inizialmente scende, per poi risalire con ripide serpentine il Pianoro dello Sciliar. Raggiunto l'altipiano si abbandona il sentiero che conduce al rifugio Bolzano, si piega a dx e seguendo una traccia si risale il facile pendio fino alla panoramica vetta della Cima di Terrarossa 2.655 m. (sentiero T/tracce, dislivello salita/discesa: 250 m./ 250m. durata and/rit.: 1,45 h).

5° GIORNO - Dal rifugio Alpe di Tires l'escursione inizia in direzione del doppio Passo del Molignon 2.601 m. (CAI N°3a-554), con un facile sentiero attraverso ghiaie eLa Val del Ciamin lastroni. Raggiunto il valico più alto, si scende dalla parte opposta per un ripido canalone che si getta nella conca del Principe con una bella traccia a zig-zag. Dal fondo del ghiaione si mantiene la destra (CAI N°3a) e velocemente si arriva al Rifugio Bergamo 2.129 m. Il rifugio sorge in una zona isolata e selvaggia, lontana dai grandi flussi escursionistici. Una volta era l'accesso principale per questa porzione del Catinaccio, poi la costruzione di funivie e strade hanno reso l'approccio al gruppo più facile da altri versanti. Dal rifugio si prosegue con una piccola salita fino ad uno spigolo roccioso, da dove inizia la lunga discesa della Val del Ciamin (CAI N°3) La valle rappresenta uno degli angoli più remoti del Catinaccio, poco frequentata, per questo motivo ha potuto conservare fino ad oggi un ambiente naturale integro. Contornata dai colossi dolomitici, la Valle del Ciamin è ricca di alpeggi, boschi, ruscelli e piccole cascate, un bellissimo paesaggio naturale. La lunga valle termina nel paese di Lavina Bianca 1.160 m. (sentiero E/T, dislivello salita/discesa: 200 m./ 1.450 m. durata: 5,00 h). Con i mezzi pubblici si ritorna a Carezza, dove termina il trekking. 

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