DOLOMITI - Trekking "classico"nel Gruppo del CATINACCIO.  Le Torri del Vaiolet

  Galleria di fotografie e descrizione di un trekking nei settori meridionale e centrale del Gruppo del Catinaccio. L'irresistibile fascino della più bella "scogliera corallina" delle Dolomiti, ci ha sempre invogliato a ritornare tra le sue vette, in questo nostro ultimo trekking abbiamo desiderato percorrere nuovamente le sue ferrate classiche: la Cresta del Masarè, la Roda di Vael, la via del Passo Santner e il Catinaccio d'Antermoia. Uno straordinario itinerario ad anello con partenza/arrivo da Vigo di Fassa. Per le spettacolari tonalità di rosa e viola che assumono le sue montagne al tramonto (enrosadira), il Catinaccio viene chiamato in lingua tedesca Rosengarten "il Giardino delle Rose". In un'atmosfera unica convivono magicamente fiaba e realtà, è il leggendario mondo di Re Laurino. Breve descrizione del trekking:

1° Giorno - Trasferimento in Val di Fassa. Dal paese di Vigo di Fassa 1.382 m. si sale al terrazzo panoramico del Ciampedie 1.998 m. a piedi, (CAI N°544), (sentiero E, durata: 1,30 ore) o con la funivia. Da Ciampedie, si sale in direzione di Pra Martin, per percorrere il nuovo sentiero "Via della Fede", che segue un'antica traccia "il sentiero delle pecore", completamente ripristinato. E' sicuramente uno dei più bei sentieri del Catinaccio, si sviluppa in quota, (più alto del CAI N° 545) alle pendici delle Pale Rabbiose e delle Cigolade, molto panoramico, circondato da prati di stelle alpine. Lungo il percorso con una piccola deviazione si può salire il passo del Soffion, per ammirare lo straordinario anfiteatro della Valle di Vaiolet. Raggiunti i prati del Vaiolon 2.230 m. si prosegue a sinistra con il sentiero CAI N° 541 che conduce al rifugio Roda di Vael 2.283 m. (sentiero E, durata: 2,00 ore - Tot. Dislivello: +930 m.-70 m., durata:3,30 ore, lunghezza:7,8 km).Cena e pernottamento.

   2° Giorno - Giornata dedicata alle ferrate Cresta del Masarè e Roda di Vael, si consiglia di concatenare le due vie con un itinerario in senso antiorario, in modo da percorrere i tratti più impegnativi in salita. Dal rifugio Roda di Vael 2.283 m. si ripercorre  il sentiero CAI N° 541, per salire con il CAI n°551 all'interno della Gran Busa di Vael, fino al Passo Vaiolon 2.550 m. (sentiero E, durata:Ferrata Cresta del Masarè 1,30 ore) Dal valico inizia la facile ferrata lungo la Cresta Nord della Roda di Vael. Il cavo metallico praticamente continuo aiuta a superare i semplici passaggi su roccette di I° grado e conduce alla vetta della Roda di Vael 2.806 m. (sentiero EEA, durata: 1,00 ore).  E' la vetta più alta e la più meridionale del sottogruppo Vael, di conseguenza il panorama è straordinario verso tutta la catena del Catinaccio.
   Dalla cima si scende per la Cresta Sud lungo un facile pendio largo ed erboso, fino alla stretta forcella delle Rode 2.605 m., ai piedi della Roda del Diavolo. Il tratto successivo è il più impegnativo di tutte e due le vie attrezzate. Si traversa un ripido canalino ghiaioso, per affrontare in salita una paretina articolata e molto esposta, ma anche molto ben attrezzata con staffe e cavo. Usciti dal passaggio tecnico si raggiunge la base settentrionale del Croz di San Giuliana o Torre Finestra, con una suggestiva croce all'interno della "finestra". Si scende, in direzione est, con un nuovo pendio erboso fino ad un bivio. A sinistra un canalino attrezzato consente di rientrare al rifugio
Roda di Vael, a destra un sentierino porta all'attacco della ferrata Cresta del Masarè. (sentiero EEA, durata: 1,00 ore) Una lunga salita attrezzata conduce all'interno della selva di guglie e torri che formano la frastagliata cresta. La via è un susseguirsi di salite e discese su esposti torrioni e spuntoni rocciosi, con passaggi di media difficoltà, ma discretamente faticosi, sempre ottimamente attrezzati. Raggiunta la cima della Torre del Rifugio si ammira l'impressionante versante sud della Torre del Diavolo e dalla parte opposta il vasto alpeggio di Vael. L'ambiente è molto suggestivo, tra altissime quinte rocciose, aerei spigoli e stretti canalini, si arriva al passaggio più caratteristico della ferrata. Superata una stretta forcella, si affronta la Torre delle Streghe, con un'impressionante spaccatura centrale. La via sale all'interno della ripida fessura lungo uno stretto camino, ricco di staffe, fino a portarsi tra le due alte pareti laterali, che sembrano aprirsi da un momento all'altro come due pagine di un libro. Superato il passaggio adrenalinico, la ferrata termina con un traverso e un'ultima ripida discesa, nei pressi di una forcella erbosa. Un facile sentiero scende, in circa trenta minuti, nuovamente al rifugio Roda di Vael. (sentiero EEA, durata: 2,30 ore,  tot. ferrate 6,00 ore)
   Dal rifugio si prosegue la tappa del trekking, sempre con il sentiero CAI N° 541, prima con il transito per i prati del Vaiolon ed in seguito con la salita del Passo delle Cigolade 2.561 m. Dal valico bellissimo colpo d'occhio sulla Valle del Vaiolet, sul Larsec e sulla Cima Catinaccio. Si scende dalla parte opposta dove si trovano nuove attrezzature (cavo e scaletta), che aiutano a superare una recente frana. Al successivo bivio si prosegue a sinistra, CAI N°550, mantenendosi in quota, si transita alla base dei Mugoni e con una facile salita si raggiunge il Passo delle Coronelle 2.630 m. Dalla stretta forcella si scende un tetro canalone con l'aiuto di una serie di scale e traversine in legno, fino a raggiungere la grande cengia ghiaiosa che fascia tutto il versante ovest del Catinaccio. Ancora un breve gradino roccioso, attrezzato con cavo, e si arriva al al rifugio Fronza alle Coronelle 2.237 m. (EE, durata: 3,00 ore - Tot. Dislivello: +1.260 m.-1.160 m., durata:9,00 ore, lunghezza:13,3 km).
  
Alla sera sul terrazzo del rifugio inizia il momento più bello della giornata: lentamente le crode dolomitiche cambiano colore, assumono tutte le tonalità del giallo, del rosa, del rosso, poi all'improvviso tutto accelera, la luce dorata abbandona le cime, corre veloce verso l'alto e si perde nel cielo, il quale per alcuni istanti diventa viola. E' la magia dell'enrosadira, un fenomeno che caratterizza le Dolomiti, uno spettacolo emozionante e unico, che non ci si stanca mai d'ammirare, fonte nell'antichità di leggende e favole. Cena e pernottamento.

  3° Giorno - Dal rifugio Fronza alle Coronelle si risale il gradino roccioso per raggiungere nuovamente la cengia ghiaiosa alla base del Catinaccio, dove si trovano le indicazioni (sinistra) per la Ferrata al Passo Santner. La via attrezzata si divide in due parti, il primo tratto attraversa lungamente, quasi orizzontalmente,Rifugio Passo Santner e Croda di Re Laurino i ghiaioni alla base della spettacolare muraglia dolomitica formata dalla Cresta di Davoi, in seguito la cengia si perde ai piedi della maestosa Cima Catinaccio, e si salgono alcuni camini e gradini rocciosi, leggermente esposti, non attrezzati. La ferrata inizia quando si entra nel cuore dell'articolata parete che scende dal Passo Santner. In un ambiente suggestivo formato da torri, pinnacoli e piccole forcelle, le attrezzature fisse (cordino metallico, staffe e scale) aiutano a salire una serie di facili camini, cenge inclinate e roccette. Raggiunta la base di una guglia altissima, l'Ago di Schroggenegger, si traversa un ripidissimo canalone, che può essere il passaggio più impegnativo se si presenta colmo di neve ghiacciata (spesso ad inizio stagione). Si continua con una ripida salita sul fianco sinistro del canalone, si traversa una paretina gradinata, ed infine si esce sul Passo Santner. Lo spettacolo è grandioso, l'ampio valico è circondato da un anfiteatro di vette che rappresenta il cuore del Catinaccio, la fiabesca reggia di Re Laurino. Al centro del passo si trova il rifugio Passo Santner 2.741 m. (sentiero EEA, durata: 2,30 ore) posto su una terrazza rocciosa che precipita verso sud sui boschi di Carezza, del Nigra e sulla lontana conca di Bolzano.
   Dal passo inizia la discesa del catino ghiaioso del Gartl, verso una delle immagini più belle delle Dolomiti. Passo dopo passo si scoprono le inimitabili Torri del Vaiolet, gli occhi non si staccherebbero mai da questa superba rappresentazione della natura, altissime, slanciate, verticali, le torri sembrano toccare il cielo, una visione che suscita sempre ammirazione e soggezione. Raggiunto il rifugio Re Alberto 2.621 m. si continua la discesa
(CAI N°542) lungo la Gola delle Torri. Un enorme canalone, discretamente ripido, dove il sentiero si fa strada in modo un pò confuso tra massi, salti rocciosi e qualche roccetta attrezzata con cavo. Seppur frequentatissima da una colorata moltitudine di escursionisti la discesa è abbastanza veloce e conduce ai rifugi Vaiolet e Preuss 2.243 m. Dal pulpito roccioso delle Porte Negre dove si trovano i rifugi si prosegue la tappa in salita lungo la valle del Vaiolet, (CAI n°584), Cima Catinacciofino al rifugio Principe 2.601 m. (EE, durata: 2,00 ore 8,7 km)
   Se le condizioni fisiche lo consentono, si consiglia un supplemento di "fatica", allungando la tappa per salire due cime vicine, che nella calda luce pomeridiana offrono inediti panorami. Dal rifugio Principe si sale al Passo d'Antermoia 2.769 m., si prosegue in direzione sud, lungo tracce di sentiero che salgono un dolce pendio roccioso fino alla Cima del Larsec 2.891 m. Bellissima visione sul Catinaccio d'Antermoia e sui lontani gruppi del Sassolungo, Sella, Marmolada e Pale di San Martino. Dalla vetta si ritorna al Passo d'Antermoia per raggiungere il vicino Passo Scalieret. Un marcato sentierino inizia la salita della ben identificabile dorsale settentrionale di una grandiosa piramide rocciosa. La traccia, in alcuni punti stretta e leggermente esposta, segue la linea della cresta nord fino alla vetta della Cima Scalieret 2.887 m. Straordinaria e inedita visione della Cima Catinaccio, del Gartl e delle Torri del Vaiolet. Rientro al rifugio Passo Principe
(sentiero EE, durata: 2,30 ore - Tot. Dislivello: +1.240 m.-970 m., durata:7,00 ore, lunghezza:12,7 km). Cena e pernottamento.

   4° Giorno - Dal rifugio Passo Principe un breve ghiaione conduce all'attacco della Ferrata Catinaccio d'Antermoia per il versante ovest. La prima parte, (ottimamente attrezzata) è quella leggermente più impegnativa, si affronta un canalino, a cui segue una paretina esposta e una scala in discesa. Si prosegue con una cengia inclinata e un ripido camino. Si continua con una serie di facili cenge e canalini fino a raggiungere, a circa metà percorso, la grande cengia che taglia in diagonale il versante ovest della montagna. Senza difficoltà si prosegue la salita, circondati da scorci panoramici molto belli, mentre lentamente la cengia scompare in prossimità della parete nord. Alcuni gradini rocciosi, attrezzati con il cavo, conducono sulla solare cresta nord. La cresta si presenta frastagliata e stretta, Vetta del Catinaccio d'Antermoiala notevole esposizione richiede un passo sicuro ed assenza di vertigini, poichè le assicurazioni sono praticamente assenti. Con un percorso a semicerchio si raggiunge la croce di vetta del Catinaccio d'Antermoia 3.004 m. (sentiero EEA, durata: 1,45 ore) E' la montagna più alta dell'intero Gruppo del Catinaccio, di conseguenza offre uno straordinario colpo d'occhio a 360° gradi. Si ammirano le Dolomiti di Cortina, di Fassa e più lontane, le cime innevate austriache degli Alti Tauri. Dalla cima la discesa si effettua sulla ferrata per il versante est. Percorso ancora un breve tratto della cresta, si scende con alcuni passaggi ripidi sulla grande cengia che taglia tutto il versante est della montagna. Un cavo metallico continuo, consente la discesa sicura e senza particolari difficoltà di tutto il cengione, con straordinarie visioni aeree sulla conca e il Lago d'Antermoia. Superato un caratteristico spigolo giallo, con passaggio scavato nella roccia, si continua la discesa su una articolata parete rocciosa, dove due scalette e il cavo aiutano a superare i gradini più ripidi ed esposti. Raggiunto l'immenso ghiaione che scende dalla parete, velocemente si raggiunge il vallone Antermoia, che introduce ad un'altro luogo fiabesco del Catinaccio: il Lago d'Antermoia, una perla blu cobalto circondato da un anfiteatro di gialle pareti. Pochi metri lo separano dal rifugio Antermoia 2.497 m. (sentiero EEA, durata: 2,00 ore)
  
La tappa giornaliera prosegue con la lunga traversata del sottogruppo del Larsec, una zona molto vasta, selvaggia e poco frequentata, dove l'ambiente si è conservato ancora miracolosamente intatto. Dal rifugio si sale con il sentiero
CAI N°583, attraverso una zona arida, formata da vallette e pendii di rocciosi e ghiaiosi che  lentamente  raggiunge il Passo di Lausa 2.720 m. Dal passo inizia, lungo la Valle di Lausa, la discesa in direzione della Gardeccia. Un primo gradino roccioso scende verso un ampio avvallamento di origine glaciale tutto ricoperto da uno splendido prato verde, un luogo stupendo e sorprendente, al centro di una zona desertica circondata da una corona di cime. Attraversata la spettacolare conca, si affronta un altro facile gradino roccioso che conduce ad una seconda conca dove si pone il Lago Secco, ricco d'acqua in primavera e arido in estate. Il lago si trova alla confluenza della Valle di Lausa con la Valle del Larsec, in un'ambiente suggestivo di rara bellezza. Una breve salita raggiunge il Passo delle Scalette 2.348 m. (sentiero EE, durata: 2,00 ore) Da questo punto le verdi, dolci vallate, precipitano verso la Gardeccia con un ripido pendio roccioso, discretamente impegnativo, dove bisogna porre particolare attenzione al pericolo di "caduta sassi". Il primo tratto della discesa si sviluppa in un labirinto di roccette con ghiaino molto friabile e insidioso, dove alcuni brevi passaggi sono attrezzati con cavo, il secondo tratto segue l'alveo secco di un torrente stagionale. Alla fine del "canalone", a causa di una recente frana, il sentiero devia a destra e porta verso una breve paretina rocciosa attrezzata con staffe e cavo. Si continua con un bel traverso all'interno di un bosco ed infine si raggiungono i rifugi Gardeccia 1.949 m. e Stella Alpina 1.960 m. (sentiero EEA, durata: 2,00 ore - Tot. Dislivello: +660 m.-1.230 m., durata:7,45 ore, lunghezza:11,3 km). Cena e pernottamento.
   Alla sera le allegre e chiassose comitive di escursionisti rientrano a valle, allora la conca del Gardeccia ripropone la sua antica bellezza, quando rappresentava la porta d'ingresso dell'affascinante "Giardino delle rose di Re Laurino". In un'atmosfera magica e silenziosa si osserva lo straordinario anfiteatro di vette che circonda la conca, verso sud si ammira la serie di slanciate torri, pinnacoli e verticali guglie che prende il nome di "Dirupi del Larsec", dalla parte opposta  la maestosa mole della Cima Catinaccio, con la caratteristica parte sommitale a forma di "catino", dalla quale deriva il nome di tutto il Gruppo, ed infine un po' defilatale le sempre meravigliose Torri del Vaiolet.

  5° Giorno - Dalla Gardeccia si ritorna con una bella passeggiata (CAI N°540) al Ciampediè. (sentiero T, durata: 1,00 ore) Ammirato nuovamente lo splendido panorama, si scende verso il paese di Vigo di Fassa con il sentiero CAI N°544. Alle porte del paese con una piccola deviazione si possono visitare due siti storici interessanti, la Chiesa di Santa Giuliana con la cappella di San Maurizio e un cimitero austriaco della Prima Guerra Mondiale 1915-18 (ricordiamo che prima della Grande Guerra, la Val di Fassa rientrava nei confini dell'Impero austro-ungarico). A Vigo di Fassa 1.382 m. termina il trekking. (sentiero E, durata: 1,00 ore - Tot: Dislivello: +60m.-630 m., durata:2,00 ore, lunghezza:5,5 km)

   DIFFICOLTA' - Le ferrate del Catinaccio sono "classiche", furono realizzate seguendo la conformazione naturale delle montagne, attraverso cenge, camini, diedri, gradini rocciosi, sulle tracce dei primi salitori. Non presentano passaggi difficili o artificiali (come di moda nelle ultime ferrate). Nella tradizionale classificazione delle difficolta' delle ferrate sulle Dolomiti, la ferrata  Roda di Vael è considerata facile, mentre le ferrate Masarè, Passo Santner e Catinaccio d'Antermoia sono valutate poco difficili. Tutte le attrezzature sono nuove è consentono una progressione sicura e divertente, sono comunque vie esposte ed impegnative da affrontare sempre con un ottimo allenamento e un'adeguata preparazione tecnica.
  
Alcune foto sono degli amici Betty Delana, Cristiano Rizzo, e Maurizio Toscano.  

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