Trekking del GRUPPO dell'ADAMELLOIl cannone 149 sulla cima di Cresta della Croce, vista sulla vetta dell'Adamello e sul Corno Bianco

Album di fotografie di un trekking alpinistico nel Gruppo dell'Adamello. Chi percorre le valli trentine della Val Rendena, della Val di Sole o della  bresciana Val Camonica, non sempre è a conoscenza che sopra le verticali pareti che precipitano sulle valli (da dove scendono anche suggestive cascate), c'è un mondo magico, formato da estesi ghiacciai e slanciate cime di granito, è il fiabesco Gruppo dell'Adamello, nelle Alpi Retiche. Sono montagne famose per diverse ragioni, la prima è dovuta sicuramente alla loro selvaggia bellezza, la seconda ci porta indietro nel tempo quando furono teatro di sanguinose battaglie durante la Prima Guerra Mondiale. Oggi delle eroiche gesta da parte degli alpini italiani e dei Kaiserjäger austriaci, rimane, quale testimonianza, il cannone italiano 149 G sul monte Cresta della Croce. Fu chiamata anche la Guerra Bianca, per l'ambiente particolare dove si svolsero gli scontri, a quote incredibili, come sul  Corno di Cavento e sulla cresta Castellaccio-Corno di Lagoscuro. Infine, in tempi più moderni, la fama dell'Adamello è accresciuta per il clamore che ebbero le frequenti visite di Papa Karol Wojtyla. A ricordo della sua presenza rimangono un suggestivo altare sul Passo della Lobbia Alta ed un'enorme croce di granito, alta 4 metri, sulla punta est di Cresta della Croce, ribattezzata in suo onore Cima Giovanni Paolo II. -  Breve descrizione e commento del Trekking:

1° GIORNO - Trasferimento a Pinzolo (TN) e prosecuzione lungo la Val Genova al Rifugio Bedole 1.641 m. Dal rifugio parte il sentiero (CAI N°212) che con ripidi zig-zag nel bosco, sale velocemente di quota. Superato il limite superiore dei boschi, il sentiero si fa più dolce, traversa panoramiche praterie fino a raggiungere il "Centro Studi Adamello Julius Payer". La struttura, intitolata al grande alpinista che primo salì l'Adamello nel 1864, si trova all'interno di un edificio che a sua volta fu il primo rifugio del gruppo, costruito dal D.Ö.A.V. sezione di Lipsia nel 1878, con il nome di Leipzigerhütte.  Un lungo rettilineo con pendenza costante porta ad una chiesetta alpina in prossimità del Rifugio Mandron "Città di Trento 2.499 m. (sentiero E, durata: 2,30-3,00 h) Le tre cime della Lobbia e la Cresta della Croce

2° GIORNO - Salita ai ghiacciai dell'Adamello e ascesa alla Cresta Croce. - Dal rifugio Mandron 2.499 m. il sentiero (CAI N°236) traversa una zona ricca di suggestivi laghetti dove si specchiano le tre vette delle Lobbia, in seguito s'inerpica tra grandi massi e friabili ghiaioni fino a raggiungere il limite superiore della morena, da dove con una breve discesa si arriva al ghiacciaio. Inizia da questo punto il più grande ghiacciaio d'Italia, genericamente chiamato ghiacciaio dell'Adamello, in realtà formato da sei colate glaciali contigue, dall'iniziale Vedretta del Mandrone al Pian di Neve. Calzati i ramponi, formate le cordate, si prosegue con una lunga traversata in diagonale (verso sinistra) in direzione della Lobbia Alta. Superati con attenzione alcuni insidiosi crepacci, la traccia continua, verso nord, su un ripido pendio ghiacciato che conduce alle articolate rocce alla base del Rifugio Lobbia Alta ai Caduti dell'Adamello 3.020 m. (via normale: F, dislivello: 500 m., durata: 3,00-3,30 h) (scale difficoltà).  

Il cannone 149 chiamato "l'ippopotamo"Dalla terrazza del rifugio si ammira uno straordinario  panorama aereo sui ghiacciai, sul lontano Corno Bianco (da non confondere con l'Adamello) e proprio davanti al rifugio, sull'articolata vetta della Cresta della Croce. Il nome della montagna svela immediatamente la sua morfologia, che consiste in una lunga lama di roccia che divide i due maggiori ghiacciai del Gruppo dell'Adamello, a sud la Vedretta della Lobbia, a nord il Pian di Neve. La traversata dell'intera cresta è indicata ad esperti alpinisti poichè presenta difficoltà di II - II+ grado, inoltre è consigliabile effettuarla con un itinerario circolare.  Dal Rifugio Lobbia Alta 3.020 m. si scende nuovamente (a dx) verso la Vedretta del Mandrone, su terreno misto roccia/ghiaccio, fino a raggiungere il ghiacciaio da dove si prosegue in dolce salita in direzione ovest in vista del maestoso Corno Bianco. Superate due dorsali rocciose, si devia decisamente a sinistra, e con una pendenza più accentuata si punta al Passo Croce. Prima del passo si piega ancora a sx, si salgono le rocce terminali che conducono, tra grossi massi granitici instabili, all'"Ippopotamo" il grande cannone italiano 149 G alla quota di 3.276 m. Dopo un momento di riflessione e di emozione al pensiero degli enormi sacrifici che fecero gli alpini per trasportarlo fino a queste incredibili altezze, si attacca il crinale. Il primo tratto in direzione est, e quello più complicato con alcuni passaggi esposti su lisce lastre di granito e diedri affilati (non ci sono indicazioni). In seguito il percorso diventa più facile, un panoramico filo nevoso conduce alla caratteristica croce di granito della Cresta Croce - Cima Giovanni Paolo II 3.307 m. Dalla vetta si scende a sx. (versante sud-est) su misto neve-roccia, fino ad aggirare uno sperone, per cambiare versante (a dx.) (versante nord-est) ed affacciarsi sulla Vedretta della Lobbia. Rimane l'ultima difficoltà, (II+°) un salto di una decina di metri, che si affronta con una discesa in corda doppia (chiodo con anello). Raggiunto il ghiacciaio, si prosegue in discesa su facile pendio fino al Passo Lobbia Alta, ed in breve di nuovo al  Rifugio Lobbia Alta 3.020 m.  (itinerario ad anello: via normale: PD,L'alba sul Corno Bianco II+, dislivello tot.: 800 m., durata: 5,00 h)

3° GIORNO - Giornata dedicata alla salita del Monte Adamello. -Dal Rifugio Lobbia Alta 3.020 m. si scende nuovamente verso la Vedretta del Mandrone, si continua sul ghiacciaio che in dolce salita punta verso il Corno Bianco. La traccia si perde nel lucente deserto nevoso del Pian di Neve, si sale con passo costante il ghiacciaio che sembra non abbia mai fine. Dopo circa 5 chilometri finalmente si ammira l'Adamello, si aggira lo sperone del Corno Bianco (a sx.) risalendo un ripido pendio ricco di crepacci. A questo punto il ghiacciaio s'inarca, fino al basamento roccioso che sostiene la vetta. La pendenza e la fatica aumentano fino all'attacco delle rocce, con attenzione si sale la cresta orientale orlata di cornici nevose, fino all'apoteosi finale: la vetta dell'Adamello 3.554 m. Panorama indimenticabile. (via normale: F, II-, dislivello tot.: durata: 3,30-4,00 h). Il rientro al rifugio Lobbia avviene lungo lo stesso percorso di salita.

4°  GIORNO Traversata dal rif. Lobbia Alta al rif. Carè Alto e ascesa al Corno di Cavento. - Tappa molto suggestiva, dalle forti emozioni. Prima dell'alba, dal Rifugio Lobbia Alta 3.020 m. si raggiunge la sella nevosa dell'omonimo Passo. Mentre il sole fa capolino all'orizzonte, si attraversa in leggera salita un lungo crestone roccioso, ai piedi della parete sud/est della Cresta Croce. Dalla parte opposta si osserva tutta la tetra e ripida dorsale Lares-Cavento con il ben visibile passo che bisogna superare. La traccia prosegue con una lunga traversata sud/est sulla candida e poco frequentata Vedretta della Lobbia. In leggera salita si punta al Passo Di Cavento, dominato da altissimi campanili di granito, compresa la caratteristica guglia rocciosa chiamata dagli alpini "la bottiglia". Per raggiungere il valico, si sale l'ultimo tratto di rocce friabili, in parte attrezzato e molto ripido (passaggi di II-°). Sul Passo di Cavento 3.195 m. (via normale: F, II, durata: 3,00 h) si trova il La vetta del Corno di CaventoBivacco Laeng 3.191 m., in un ambiente solitario e di rara suggestione, si ammira per la prima volta un nuovo ghiacciaio dell'Adamello: la Vedretta di Lares. Si scende dal versante opposto lungo una paretina attrezzata e molto ripida, fino a toccare i ghiacci della vedretta di Lares. La traccia prosegue in leggera salita sotto le verticali pareti del versante nord/est del Corno di Cavento, aggira lo spigolo est della montagna, ed infine sale dolcemente l'ampio versante sud. Raggiunte le rocce alla base della cima, si continua in salita, senza percorso obbligato, in mezzo ad un gigantesco ammasso di sfasciumi morenici, la cui instabilità è l'aspetto che incute più timore (come su tutte le cime del Gruppo dell'Adamello, ndr.) Gioia e commozione davanti alla caratteristica croce di vetta del Corno di Cavento 3.402 m., la montagna simbolo della Guerra Bianca. (via normale: F, II+, durata: 5,00 h) Ridisceso il tratto roccioso, si prosegue in direzione del regale Carè Alto, la traccia con faticosi saliscendi taglia alta il ghiacciaio (per evitare i crepacci) sotto le sculture granitiche della dorsale del Folletto. Il percorso sul ghiacciaio compie un lungo itinerario a semicerchio in direzione della Sella dei Pozzoni dove termina sulle sponde di un bel laghetto. Si prosegue in discesa, prima all'interno del solito labirinto di enormi massi e successivamente lungo un bel sentiero (CAI N°215) nel bacino dell'Alpe Niscli. Superato in modo "avventuroso" un impetuoso torrente, un'ultima faticosa scala raggiunge la meta di questa lunga ma straordinaria tappa, il Rifugio Carè Alto 2.586 m. (via normale: F, II/II+ , durata tot: 8,30-9,30 h) 

5°  GIORNO Tappa conclusiva con rientro in Val Genova. - Con il sentiero (CAI N°215) si ritorna verso la Sella Ponzoni. Sotto il valico, a quota 2.533 m., con splendida vista sulla Vedretta di Niscli si devia a destra, e con una lunga traversata si raggiunge il Passo Altar 2.385 m. Bellissima visione sui ghiacciai pensili del Carè Alto. Dal passo, ricco di testimonianze dalla Grande Guerra, inizia l'infinita e faticosa discesa della Val Seniciaga che porta alla Malga Genova 1.198 m. Recupero delle auto e fine del Trekking.   (sentiero E, durata: 6,30 h)   (scale difficoltà) 

Durante l'Alta Via alpinistica sono state realizzate molte fotografie, che ho riunito nell' album fotografico: "Trekking del Gruppo dell'Adamello". Un diario d' immagini di una grande esperienza d'alpinismo in montagna, in un ambiente severo e solitario. Alcune foto sono degli amici Maurizio Toscano e Franco Re. 

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