Album di fotografie e descrizione dell'itinerario della salita al monte Rombon (Veliki Vrh in sloveno) nelle Alpi Giulie. La montagna è un bastione roccioso che chiude la lunga catena del Gruppo del Canin verso oriente. Il versante sud è caratterizzato da ripidi pendii erbosi, mentre il versante nord precipita, con verticali pareti sulla Val Mogenza (Možnica). L'escursione prevede la lunga traversata dell'altopiano carsico posto ad est di Sella Prevala, tutto in territorio sloveno, seguendo il "Sentiero dell'Aquila", costruito dagli alpini nel 1916. Infatti questo settore del Gruppo del Canin fu tra i più contesi durante la Prima Guerra Mondiale 1915-18. Il monte Rombon era il baluardo del sistema difensivo austriaco del fronte isontino settentrionale, contro il quale, si susseguirono inutilmente gli attacchi degli alpini. L'itinerario storico consente di visitare i rilievi più contesi del monte Robon: la Cima principale 2.208 m., il "Romboncino" come era chiamata dagli alpini la Quota 2.105 m. (Vrh Police) e il Čukla 1.765 m. Ci si potrà render conto, come per due anni e mezzo, i due contendenti si fronteggiarono con immenso valore e sacrificio, in un ambiente inospitale, arido d'estate, gelido d'inverno.
ACCESSO - Punto di partenza dell'escursione è la località turistica di Sella Nevea 1.122 m. Si raggiunge, dalla cittadina di Tarvisio (UD) attraverso la Val Rio del Lago oppure, da sud, dal paese di Chiusaforte (UD) risalendo la Val Raccolana (autostrada Alpe-Adria (A23), uscita Carnia, e successivamente statale 13). N.B. Si ricorda che la salita dal versante sloveno con la vecchia ovovia da Bovec è impossibile, causa guasto dell'impianto. (dal 2013)
ITINERARIO -
Raggiunta
Sella Nevea
si
utilizza la nuova
telecabina che porta in pochi minuti nei pressi del rifugio Gilberti
1.850 m.
Dal
rifugio si scende verso
l'ampia
conca del Prevala e
si prosegue,
(CAI N°636)
verso la sella
omonima. Con
una pendenza costante
ci si dirige alla testata del vallone fino a raggiungere Sella Prevala 2.067
m.
DISCESA - Per iniziare la lunga discesa bisogna evitare di seguire la linea delle trincee austro-ungariche, che porta a percorrere un ripido pendio a balze erbose e la cresta rocciosa che scende direttamente a valle. Bisogna invece individuare il sentiero con i bolli, per portarsi sulle ampie pendici orientali. Dopo un marcato salto di roccia di un paio di metri si lasceranno a sinistra alcuni segni, per scendere invece sulla destra, in corrispondenza di un evidente intaglio nella roccia, con un canalone ripido e franoso. Alla fine del ghiaione, la traccia prosegue alla base delle pareti sud-occidentali del Rombon e tra le opere dei militari italiani, conduce con una breve salita tra pini mughi, al colle del Čukla 1.765 m. Da qui si stacca un sentierino che conduce in breve al monumento eretto sulla erbosa e panoramica cima. Ritornati sul sentiero principale si prosegue la discesa che toccando Planina Goričica 1.333 m. continua lungamente prima su sentiero scoperto, poi in un bel bosco misto di faggi e conifere fino raggiungere Plezzo-Bovec 440 m.
DIFFICOLTA' - La lunga escursione (nove ore abbondanti) attraverso l'altopiano nord del Canin con la salita al monte Robon e discesa a Plezzo/Bovec è di media difficoltà, ma molto faticosa. Per questi motivi l'itinerario è indicato ad alpinisti esperti, con una buona condizione fisica e con doti di resistenza. Si raccomanda un’adeguata scorta d’acqua per un percorso che non presenta fonti di approvvigionamento idrico e attraversa una zona particolarmente arida. Si consiglia di pernottare al rifugio Gilberti e partire alla mattina presto, poichè in piena estate le candide pietre carsiche creano una situazione di caldo "torrido".
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Salita del monte Rombon dal rifugio Gilberti e discesa a Plezzo/Bovec |
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Tempo salita: | 5,30 h. - 6,00 h. | - |
Tempo discesa: | 3,30 h. | - |
Dislivello salita: | 650 m. | - |
Dislivello discesa: | 1.750 m. | - |
Note: | Molto faticoso | - |
Sviluppo: | 18 km. | - |
Difficoltà: | EE | (difficoltà) |
Cartografia | Ed. Tabacco 1:25.000 Foglio 19 Alpi Giulie Occ. |
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BREVI NOTE STORICHE della Grande Guerra sul monte ROMBON All'inizio della Grande Guerra, gli austro-ungarici si attestarono sulla linea Mogenza Piccola – Rombon – Plezzo (Bovec-Flitsch). Consideravano il monte Rombon il pilone settentrionale del sistema difensivo del fronte isontino settentrionale (l'alter ego dell'Hermada a Sud), grazie alla sua posizione, potevano controllare tutta la conca di Plezzo, con le vie di comunicazione lungo le valli dell’Isonzo e della Coritenza. Dalla parte opposta le unità italiane tra maggio ed agosto 1915 occuparono l'altopiano meridionale del Canin fino al monte Confine. La posizione strategica del Rombon era ben nota anche agli alpini, di conseguenza si susseguono gli assalti per la sua conquista. Il 24 agosto 1915, due compagnie del battaglione alpini Ceva ed una del battaglione Pieve di Teco, che costituivano il fulcro del battaglione speciale "Bes", ottengono un parziale successo conquistando le cime minori: il "Romboncino" (quota 2.105 m.) e il Čukla. Gli scontri sul Rombon si accesero giorno dopo giorno fino a diventare insostenibili, con la vetta che passava continuamente di mano mantenendo la situazione praticamente immutata. Prima dell'inverno gli Standschützen austriaci, vestiti di bianco e avanzando nella neve alta, riconquistarono tutte le postazioni perdute. La sera del 10 maggio1916, tutte le artiglierie italiane del settore, iniziano un fuoco di preparazione. I battaglioni degli alpini “Saluzzo” e “Bassano” si lanciarono contro il Čukla e il “Val Camonica” contro la parte superiore di quota 1.583. Dopo dura e sanguinosa lotta il Čukla era conquistato definitivamente. I giorni 11 e 12 maggio, gli austriaci tentano per ben quattro volte di riconquistare le posizioni perdute senza riuscirvi. Ancora il 16 settembre 1916 gli alpini dei btg. Bicocca e"Ceva ritornano all'assalto del Rombon, ma gli austriaci pronti a ricevere l'attacco, facendo leva con dei pali di ferro, fecero rotolare a valle dei grandi massi precedentemente preparati. A questo punto gli alpini, tentarono ripetutamente di risalire un canalone che conduceva alla vetta, ma poichè gli uomini erano costretti a passare in un punto obbligato difeso da una mitragliatrice ben appostata, dovettero desistere e ritornare sulle posizioni di partenza. Senza grandi azioni di rilievo, si arrivò alle fasi dell'offensiva austriaca che portò alla rotta di Caporetto nell'ottobre 1917. Le truppe italiane dovettero abbandonare tutte le posizioni del Čukla, rendendo tragicamente inutili i sacrifici e le tante vite umane che aveva richiesto, ad ambedue i contendenti., sulle spoglie pietre carsiche del Rombon. |