Sui sentieri della Grande Guerra del fronte isontino: il Museo all'aperto del monte Sei Busi Trincea sul monte Sei Busi

    Album di fotografie e descrizione del Museo all'aperto della Grande Guerra sul monte Sei Busi. La piccola altura (117 metri) delimita a meridione il vasto altipiano carsico di Doberdò, a strapiombo sopra Redipuglia, affacciata al Golfo di Trieste. Coinvolta in spaventosi scontri, durante la Prima Guerra Mondiale 1915-18, fu una delle prime montagne ad essere conquistate dall'esercito italiano durante le Battaglie del fronte isontino. Oggi è diventata un Museo all'aperto, dove si possono visitare alcune opere restaurate, quali camminamenti, gallerie e trincee. Si consiglia la visita in autunno, quando la landa carsica raggiunge il massimo della sua bellezza, poiché s’infiamma del rosso fuoco degli scotani (albero di nebbia).

    ACCESSO - Dall'autostrada A4 si esce al casello Redipuglia-Monfalcone ovest e si prosegue in direzione del paese di Redipuglia. Raggiunto il Cimitero Monumentale degli Invitti (Sacrario dei Centomila), si sale il ciglione carsico lungo la strada in direzione di Doberdò del Lago e dopo circa tre chilometri si trova il parcheggio del Museo all'aperto.

    ITINERARIO - Dal parcheggio un grande pannello illustrativo indica la via per l'escursione storica al Museo all'aperto della Grande Guerra del Monte Sei Busi. Una traccia conduce velocemente alla cosiddetta "Dolinetta", dove si osservano alcuni ruderi di costruzioni e una base per baracche. Si prosegue in leggera discesa, attraverso un profondo camminamento, per raggiungere il luogo più caratteristico del piccolo Museo: la "Dolina dei Bersaglieri" o "Dolina dei Cinquecento". Nell'ampia radura carsica, lapide del XV Bersaglieridurante la guerra si trovavano, un posto di medicazione, il Comando del 15° Reggimento Bersaglieri "Compagnia Zappatori" e una fossa comune con le spoglie di 500 caduti. L'utilizzo e il nome della Dolina sono riconducibili al ritrovamento di alcune testimonianze: sui ruderi del piccolo ospedale si trovano un bel fregio con il simbolo del XV° Reggimento e una lapide con i nomi del personale medico. Mentre al centro della Dolina e stato ricostruito il monumento della fossa comune con una preziosa lapide originale che ricorda l'estremo sacrificio dei soldati caduti.
    Risaliti dalla Dolina e rientrati al parcheggio si prosegue verso est, lungo una carrareccia che conduce in pochi minuti alla poderosa trincea fortificata italiana del Monte Sei Busi. E' sicuramente una delle opere militari meglio conservate della Grande Guerra sull'altopiano carsico. Una lunga trincea, fortificata con il cemento armato, che con andamento a zig-zag collegava la sommità del monte Sei Busi al monte San Michele, il più alto rilievo dell'Altipiano di Doberdò (275 m.). Al suo interno si osservano con interesse le postazioni per mitragliatrici, le feritoie dei fucilieri, i massicci contrafforti e controparapetti. Non ultimi per importanza si possono rinvenire, con pazienza, diverse iscrizioni realizzate dai soldati che combatterono o costruirono questa imponente opera.
    Usciti dalla linea trincerata  si prosegue nella landa carsica (stupenda in autunno) e si segue una labile traccia verso sud, si attraversano doline e piccoli dossi, fino a raggiungere il punto più alto del ciglione carsico. Soltanto la presenza di un piccolo cippo consente di identificare il punto più alto dell'immenso tavolato carsico, dell'altopiano di Doberdò meridionale: il monte Sei Busi 117 m.

    DIFFICOLTA' - La visita del Monte Sei Busi, non presenta nessuna difficoltà. I tempi di percorrenza sono indicativi, possono aumentare  proporzionalmente all'interesse soggettivo della visita storica

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Sui sentieri della Grande Guerra del fronte isontino: Museo all'aperto del Monte Sei Busi

Visita della Zona Monumentale di Redipuglia

Durata della visita:  2,00 h. - 3,00 h.

Cartografia

Carso di TS, Go e sloveno - Transalpina 1:25.000

NOTE STORICHE della Grande Guerra sul monte Sei Busi

  All’inizio del conflitto, il 24 maggio 1915, l'esercito austroungarico preparò la sua linea di difesa lungo la sponda sinistra del fiume Isonzo. A meridione, dopo il baluardo difensivo della testa di ponte di Gorizia (Podgora - Sabotino) i soldati imperiali si disposero lungo il primo gradino del ciglione carsico di Doberdò, dal monte San Michele al monte Sei Busi. Da queste posizioni dominanti, protetti da formidabili linee di trincee, reticolati e nidi di mitragliatrici, attesero l'attacco dell'esercito italiano. Le prime Battaglie dell'Isonzo rivelarono immediatamente l'impreparazione dei Comandi italiani alla guerra di trincea, portando all'inutile massacro  migliaia di uomini. Lentamente, battaglia dopo battaglia, con grandi  sacrifici, i soldati italiani avanzarono sul terreno carsico. Il monte Sei Busi venne conquistato e perso varie volte, a causa della sua posizione particolarmente esposta ai tiri dell'artiglieria. Soltanto un anno dopo, con la Sesta Battaglia dell'Isonzo (agosto 1916) l'altura fu conquistata definitivamente. In seguito nella Dolina dei Bersaglieri  fu predisposto un piccolo ospedale militare, mentre su ordine di Cadorna venne costruita una grande linea fortificata difensiva, per fermare un'eventuale contrattacco austriaco. Opera che non fu mai attaccata (per questo motivo oggi è ancora così ben conservata) poichè a causa della disfatta di Caporetto , furono gli stessi italiani ad abbandonarla per non essere circondati dalla travolgente azione austro-tedesca.

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