Album di fotografie e descrizione della visita al Museo all'aperto della Grande Guerra di Monfalcone. Nell’immaginario collettivo e nella bibliografia moderna, la Prima Guerra Mondiale, viene ricordata soprattutto per gli epici scontri sulle crode dolomitiche, la resistenza sul Piave e sul monte Grappa ed infine la vittoriosa cavalcata verso Vittorio Veneto. Pochi ricordano che il massimo sforzo dell’esercito italiano per conseguire la vittoria fu effettuato lungo il fronte isontino, (dalle Alpi Giulie all'Adriatico) dove gli imperiali si difesero strenuamente con le divisioni migliori e militarmente più efficienti. Delle spaventose e tragiche Dodici Battaglie dell’Isonzo, ritornano alla mente soltanto pochi nomi: Gorizia, monte Sabotino, monte Nero e Caporetto, tutto il resto viene unificato, confuso, appiattito nelle parole “i cruenti combattimenti sul Carso”. Del tutto dimenticato risulta il tratto inferiore di questo fronte, quello che guardava il mare Adriatico, forse perché i colli sui quali si combatterono le prime Sei Battaglie dell’Isonzo, erano talmente insignificanti, che già allora ed ancor oggi non hanno nomi, ed infatti vengono ricordati soltanto per la loro altezza s.l.m. Quota 85 – 98 – 121 – 77 – 144. Il tempo ha rimarginato le ferite dell’inutile massacro, mentre la natura ha continuato il suo corso ricoprendo il brullo territorio con la vegetazione della Landa carsica, piante basse e cespugliose. Oggi, per fortuna, le testimonianze della Grande Guerra sono uscite dall’oblio grazie ad un lavoro di restauro e recupero delle trincee più importanti, che si possono visitare all’interno di un grande Museo all’aperto: Il Parco Tematico della Grande Guerra di Monfalcone, un progetto realizzato e finanziato dal Comune e dall’Unione Europea ed inaugurato nel 2005.
ACCESSO - Diversi sono i punti di entrata del Museo: da sud, dalla città di Monfalcone (GO), il Parco della Grande Guerra è delimitato dalla linea ferroviaria, la quale consente soltanto tre entrate, che corrispondono ai tre sottopassaggi ferroviari: - Via del Carso - Salita di Mocenigo - Salita alla Rocca. Da nord: Ospedale San Polo (Monfalcone)-via Delle Fornac - Centro Visite di Pietrarossa, nei pressi delle sorgenti del Lago omonimo.
ITINERARIO
del Sentiero storico
– Attraversato il sottopassaggio ferroviario al termine della Via del
Carso, una strada sterrata sale con alcuni tornanti verso un primo bivio
(a sx. verso La Rocca), a dx. un lungo rettilineo
raggiunge la zona della
dolina Selletta.
Trincea
e Dolina della Selletta – Zona sacra di quota 85.
L'area è caratterizzata da un profondo sistema trincerato nella roccia,
rinforzato con il cemento armato, con diverse postazioni per
mitragliatrice e d’osservatorio, realizzati da reparti italiani a
partire dall'agosto 1916 utilizzando le preesistenti linee
austro-ungariche. Dietro a queste postazioni troviamo la Dolina della
Selletta, dove si possono visitare: un sistema di piazzole per
artiglieria di piccolo calibro, basamenti per baracche ed una
galleria a “U” utilizzata come ricovero in caverna del presidio.
Durante il percorso è possibile osservare sulle pareti della trincea,
molti fregi ed iscrizioni scolpiti nella roccia, opere dei soldati
impegnati nei turni di presidio o durante i lavori di rafforzamento. La
Trincea della Selletta rappresentava l'elemento di collegamento tra i
capisaldi delle quote 121 e 85, il complesso difensivo austro-ungarico
che per oltre un anno rappresentò un fortino inespugnabile
per le truppe italiane che proprio qui concentrarono i loro
attacchi più cruenti e difficili. Le tracce dei vecchi sentieri, le
postazioni, le trincee, che
ancora oggi si possono vedere e percorrere sono una fedele testimonianza
di quei fatti. Raggiunta l’estremità orientale della trincea si
prosegue verso l’altura di quota 85.
Quota
85 "Enrico Toti" .
Importante sito del
Parco Tematico della Grande Guerra di Monfalcone, il piccolo rilievo di
Quota 85, è dedicato al famoso volontario Enrico Toti, che proprio qui
perse la vita durante la Sesta Battaglia dell'Isonzo. L’ampia
sommità, dichiarata “Zona Sacra”, è attraversata dal
"Viale degli Eroi" che unisce due piazzole: una
che ricorda i soldati
morti
per la conquista del colle a cui è stata conferita la
Medaglia d'oro al valore militare, l’altra dedicata al bersagliere
Enrico Toti con il monumento donato in suo onore dai bersaglieri di
Trieste. Lungo il viale, inoltre, ci
sono diversi cippi a ricordare tutti i reparti che combatterono
sulle alture di Monfalcone
nel corso della Grande Guerra tra il 1915 ed il 1917. Tutte le falde
della quota “Toti” sono disseminate d’interessanti trinceramenti e
postazioni che si possono visitare senza difficoltà. Rientrati
all’incrocio della Selletta,
si continua con una bella strada sterrata in
salita verso ovest, fino ad incontrare le prime trincee della
Quota 121.
Quota
121 - Cima di Pietrarossa. Dall’inizio della guerra (giugno 1915)
fu un fortino inespugnabile della linea difensiva austro-ungarica, per
un anno respinse tutti gli attacchi condotti dalle truppe italiane dalla
Terza Armata e soltanto durante la Sesta Battaglia dell’Isonzo, la
vetta venne conquistata dagli italiani. Successivamente è stata oggetto
di consolidamento e d’inversione delle trincee austriache da difensive
ad offensive. Infatti dopo il 12 agosto 1916, a seguito
dell'arretramento del fronte dovuto alla caduta di Gorizia, la Cima di
Pietrarossa costituì la
massima espansione del fronte italiano e le stesse trincee divennero la
prima linea italiana che fronteggiava la nuova linea difensiva austriaca
attestata sulla Quota 77, vicino l'abitato di Sablici, (una piccola
frazione di Doberdò del Lago) e sulla Quota 144 vicino l'abitato di
Iamiano, a nord del lago di Pietrarossa. Oggi l'altura chiamata Quota
121, in posizione dominante verso il Carso sloveno e verso il mare
Adriatico, offre la possibilità di visitare l’esteso sistema
trincerato, che circonda completamente la base della collina, ricco di
postazioni, caverne e ricoveri. Il lavoro d'archeologia bellica eseguito sulla Cima di Pietrarossa, consente
d'osservare
sia le trincee italiane rinforzate con il cemento armato, sia
le trincee austro-ungariche, completamente ricostruite (zona
didattica), per lo più scavate nel terreno e rinforzate da tavole di
legno. Si
prosegue l’escursione storica scendendo dalla Quota 121, in direzione
sud-ovest, lungo una comoda strada forestale
sentiero
CAI 84
che attraversa la zona denominata “Tamburo” e superata la
Quota 104 conduce ad una nuova trincea restaurata.
Trincea
Cuzzi – Liberata dalla fitta vegetazione per merito dell’ANA-Gruppo
Alpini di Monfalcone, è stata dedicata all'alpino Tenente Colonnello
Amelio Cuzzi il quale la scoprì e si impegnò nel ripristinarla. Faceva
parte integrante della linea avanzata del fronte italiano tra la Quota
104 e la Quota 98, lunga circa trenta metri e profonda due, ha un
accesso tramite una scala a gradini e presenta le stesse caratteristiche
delle difese italiane: le feritoie per i fucilieri, una piazzola per
mitragliatrice ed una postazione per vedetta con due cavernette
ricovero. Usciti dalla “Cuzzi” si prosegue verso ovest, in leggera
salita, si attraversa la spoglia cima di Quota 98 per raggiungere la
linea arretrata costituita dalla trincea Joffre.
Trincea
Joffre e Grotta della Vergine e dei Pipistrelli –
La grande trincea fu dedicata al generale Joseph Joffre, capo
dell'esercito francese fino
al 13 dicembre 1916, quando fu destituito per le conseguenze disastrose
delle battaglie della Marna e di Verdun.
All’inizio del conflitto (giugno 1915) gli austro ungarici si ritirarono sulla formidabile linea difensiva delle Quote 121 e 85, lasciando agli italiani questo tratto del Carso monfalconese, i quali iniziarono immediatamente la costruzione di una trincea per collegare la zona della stazione ferroviaria con la cima di Quota 98 ed in seguito continuarono a rafforzarla con abbondante uso di cemento armato. Per questo motivo, ancor oggi, la trincea Joffre impressiona per le sue dimensioni e per l’ottimo stato di conservazione. Durante lo scavo del sistema trincerato vennero scoperte alcune grotte carsiche, che furono immediatamente convertite ai scopi bellici, con la realizzazione di gradini per l’accesso, terrazzamenti interni e costruzione di ricoveri in legno che consentivano un eccezionale riparo, nelle viscere del terreno carsico, ai fanti italiani. Dalla cima di Quota 98 inizia la visita della trincea Joffre, in discesa. Si può scegliere il sentiero che permette d’osservare dall’alto il manufatto bellico oppure percorrere la trincea all’interno, seguendo il suo sviluppo serpeggiante tra le rocce carsiche. In questo secondo caso è più facile rintracciare fregi ed iscrizioni scolpiti sulla roccia, osservare da vicino le feritoie per i fucilieri, le piazzole per mitragliatrici, ma soprattutto di scoprire l’entrata delle grotte. La prima che s’incontra è la Grotta "dei Pipistrelli", di piccole dimensioni, strutturata in due piani, accessibile con una ripida rampa di gradini scavati nella roccia. Dalla parte opposta, lungo la trincea, leggermente defilata e nascosta, si trova l’entrata della Grotta “Vergine”. Sopra l’ingresso si trova un bassorilievo con una figura femminile , in parte restaurato, ed una iscrizione che descrive la scoperta: “QUESTA CAVERNA VERGINE LA LUCE VIDE PER LA PRIMA VOLTA ADDI' 21 MARZO 1916 LA COMP.IA ZAPPATORI DI FANT.RIA DELLA 23ma DIVISIONE Che la scoperse l'adattò poscia a ricovero”. Una breve rampa di gradini introduce alla grande cavità sotterranea, composta da diversi livelli, oggi raggiungibili grazie a delle scale metalliche. Usciti dalla Grotta, si prosegue la visita della trincea Joffre, fino a raggiungere la sua estremità inferiore, proprio dietro la stazione ferroviaria. A questo punto incrociata la carrareccia sentiero CAI 83, seguendo la strada a dx. si può continuare l’escursione verso la Rocca di Monfalcone, altrimenti proseguendo a sx. si conclude l’itinerario storico ritornando al punto di partenza della Via del Carso.
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Sui sentieri della Grande Guerra del fronte isontino: il Parco di Monfalcone
Itinerario ad anello delle Quote 85-121-98 |
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Durata della visita: |
4,00 h. - 5,00 h. |
Difficolta: | facile |
Sviluppo: |
8 Km. |
NOTE STORICHE della Grande Guerra sulle Quote del carso monfalconese All’inizio del conflitto, durante il primo sbalzo offensivo dell’esercito italiano, la brigata “Messina” (93° e 94° reggimento fanteria) oltrepassa l'Isonzo il 5 giugno 1915, mentre il giorno 9 entra a Monfalcone ed occupa subito il colle della Rocca (abbandonato dagli austro-ungarici). Il 13 giugno, il VII Corpo d’Armata ordina alla 13ª Divisione d’iniziare l’attacco alla linea difensiva austriaca posta sulle quote 98, 85 e 121. Lunghe file di reticolati e l'intenso tiro d’artiglieria impediscono qualsiasi tipo di progresso e nonostante le gravi perdite subite i fanti italiani riescono ad occupare solo la quota 98. Successivamente durante la Prima battaglia dell'Isonzo (23 giugno-7 luglio), assieme alla Brigata Granatieri di Sardegna (1° e 2° reggimento) ha il compito di prendere le quote 121 e 85 nel settore di Monfalcone. Gli attacchi restano senza successo per la reazione degli austriaci, che fanno grande uso di mitragliatrici e lanciabombe. Anche la Seconda battaglia dell'Isonzo (18 luglio-3 agosto), non porta nessun successo italiano, la debole preparazione d'artiglieria non apre i varchi necessari nei reticolati, e non permette alle due brigate nessuna conquista sulle aride alture monfalconesi, nonostante le perdite siano elevatissime. Il 10 agosto la Brigata Granatieri si lancia di nuovo contro le quote 121 e 85; stroncato sul nascere l'attacco alla quota 85, le forze sono dirottate sulla q.121, che viene presa e perduta diverse volte in seguito ai contrattacchi avversari: a sera, un manipolo di granatieri che resisteva dentro alle trincee nemiche, 5 ufficiali e 152 soldati, non sorretto dall'arrivo di rinforzi, deve arrendersi agli austriaci. L’impreparazione e la mancata conoscenza del territorio, avevano comportato per l’esercito italiano soltanto insuccessi ed inutili massacri durante le prime due battaglie. Per questo motivo la preparazione della Terza Battaglia dell'Isonzo (18 ottobre - 4 novembre 1915) fu condotta nei minimi particolari, il 18 ottobre 1915 più di 1300 cannoni iniziarono a martellare le linee austro-ungariche dalle Prealpi Giulie a Monfalcone. I primi assalti furono positivi ma dopo poche ore i durissimi contrattacchi costrinsero i soldati italiani a retrocedere alle posizioni di partenza. Ancora una volta la scelta della linea difensiva, sempre in posizioni dominanti sulla sinistra dell’Isonzo con soltanto le due robuste teste di ponte a destra (Tolmino e Gorizia), la modernità delle armi e l’esperienza della guerra di posizione (acquisita anche su altri fronti) avevano fatto pendere l’ago della vittoria in favore delle truppe austriache. Il numero dei caduti italiani assunse i caratteri di una tragedia: in dieci giorni le perdite furono di 67 mila uomini ed alcune brigate furono praticamente annientate (la Brigata Catanzaro sul Monte San Michele perse quasi tremila soldati). Sulle Quota 85 e 121 di Monfalcone tutti i tentativi di conquistare le trincee austro-ungariche fallirono. L'unico piccolo successo da parte delle truppe italiane fu la conquista del sistema trincerato del Monte Sei Busi. Le spoglie pietraie carsiche delle alture monfalconesi, bagnate dal sangue di migliaia di combattenti, troveranno un po’ di pace soltanto dopo la Sesta battaglia dell'Isonzo (6-17 agosto 1916), quando con la caduta della roccaforte di Gorizia, l’esercito austroungarico arretro la linea difensiva. Dopo quattordici mesi di cruenti combattimenti, il 12 agosto, le quote 85 e 121 furono occupante dagli italiani. Ma la nuova linea difensiva austriaca distante soltanto alcune centinaia di metri sulle Quote 144 e 77 (Sablici), avrebbe continuato ad ostacolare l’avanzata italiana verso Trieste, chiedendo ancora un contributo di vite umane altissimo ed inutile. |
Dalla Domenica del Corriere (tavola di Achille Beltrame ©) : " l'eroica fine di Enrico Toti, ferito mortalmente scaglia la sua gruccia contro il nemico." |
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