ALPI - DOLOMITI - Monte Paterno 2.744 m.Paterno, a Cresta del Camoscio

    Album di fotografie e descrizione delle ferrate sul monte Paterno. Montagna conosciuta e molto frequentata per lo splendido panorama che offre dalla sua cima,  un grandioso colpo d'occhio a 360° gradi su tutte le Dolomiti di Sesto, reso ancora più prezioso dalla vicina presenza delle imponenti Tre Cime di Lavaredo. Il Paterno è anche famoso dal punto di vista storico, poichè fu una delle montagne dolomitiche più contese nella Prima Guerra Mondiale 1915-18. Durante la Grande Guerra i soldati italiani costruirono sulle sue crode, scavando nella roccia, un capillare sistema di arditi sentieri, camminamenti, gallerie e postazioni. Oggi, dopo un'ammirevole lavoro di ripristino e restauro dei gloriosi percorsi, sono stati realizzati quattro sentieri attrezzati che permettono di salire il Paterno e percorrere in quota tutte le sue dorsali.
        1) Sentiero attrezzato Forcella Passaporto, dal rifugio Lavaredo (rifugio Auronzo) alla Forcella Camoscio
        2) Sentiero attrezzato alla cima del Paterno, dalla Forcella Camoscio

        3) Sentiero attrezzato delle "Forcelle" da Forcella Camoscio a Forcella Laghi (Pian di Cengia)
        4) Sentiero attrezzato De Luca-Innerkofler (percorso delle Gallerie) dal rifugio Locatelli alla Forcella del Camoscio

     I percorsi attrezzati vengono descritti in modo separato in quanto consentono diverse possibilità di combinazione fra di loro, possono essere percorsi sia in salita che in discesa, avendo tutti il nodo di congiunzione nella Forcella Camoscio. Il lungo itinerario ad anello da noi proposto, lo consideriamo il più completo, (inizio e rientro dal rifugio Auronzo) percorre i sentieri attrezzati 1 - 2 - 3 e permette d'ammirare tutti i versanti del Paterno. Il Sentiero attrezzato De Luca-Innerkofler (4) viene trattato separatamente per un'auspicabile ripetizione dell'ascesa al Paterno, lungo una via originale, di grandissimo interesse storico, testimone di immensi sacrifici degli alpini. 

Tre Cime di Lavaredo    Dal rifugio Auronzo 2.320 m. si segue la larga carrareccia (CAI N°101) che traversa verso est le pendici meridionali delle Tre Cime di Lavaredo. In breve si raggiunge la cappella fatta costruire dal Cappellano degli alpini, Piero Zangrando, in onore della Madonna della Croda. La strada conduce velocemente al rifugio Lavaredo 2.344 m. dove si ammirano le quinte rocciose delle slanciate Cima Piccola, Punta di Frida e Piccolissima, della famosa triade. Dal rifugio si sale alla Forcella Lavaredo 2.454 m., (Difficoltà:E; durata:0,35 ore) dove tra resti di trincee, si rimane senza parole davanti alle strapiombanti pareti settentrionali delle Tre Cime, sicuramente una delle più famose immagini delle Dolomiti.
   
1) Sentiero attrezzato Forcella Passaporto - Dalla Forcella Lavaredo un ripido sentierino sale il crinale  della sella fino alle prime rocce della Croda Passaporto, dove si trova l'ingresso della prima galleria del sentiero attrezzato. All'entrata un bassorilievo ricorda il reparto zappatori che realizzò l'opera, la galleria è breve, ma molto bassa (attenzione!), all'uscita si continua con un camminamento protetto con muretti di pietre. Si prosegue su una cengia esposta, in piena parete, ma sufficientemente larga e ottimamente attrezzata con cavo metallico, che permette di superare in sicurezza tutte le asperità che presenta la montagna, spigoli, diedri e canalini. Un gradino verticale (tre metri), da affrontare in discesa, è l'unico passaggio discretamente impegnativo di tutta la via. Una breve salita conduce ad una grande finestra nella roccia, la quale consente di attraversare la Croda Passaporto, dal versante ovest  a quello est e infine porta alla Forcella Passaporto 2.530 m. (Difficoltà:EEA; durata:0,30 ore) Ci si ritrova al centro di uno straordinario ambiente dolomitico, formato da guglie, torri e altissime pareti, con bellissimi scorci dalle feritoie di guerra sulla fantastica "trinità". Dalla forcella inizia un altro spettacolare camminamento in cengia, realizzato dagli alpini sulle crode orientali che chiudono il Cadin Passaporto, inizialmente orizzontale fino alla Forcelletta Passaporto, in seguito in discesa sulle ghiaie dello stesso ampio vallone, da dove una ripida traccia con un faticoso zig-zag risale un pendio di sfaciumi, fino alla Forcella del Camoscio 2.650 m. (Difficoltà:EEA; durata:0,45 ore)
   
2) Sentiero attrezzato alla cima del Paterno - Dalla stretta Forcella del Camoscio inizia subito il cavo metallico che aiuta a superare verso sinistra una cengia esposta e interrotta (una volta c'era un ponticello). Segue un breve tratto in diagonale che porta alla biforcazione della ferrata, negli ultimi anni infatti per il grande numero di escursionisti e le conseguenti code, sono stati realizzati due itinerari attrezzati, uno per la salita (a destra) e uno per la discesa. Entrambi superano la stessa parete rocciosa alta circa 40 metri, con due vie diverse ma con difficoltà quasi eguali (la via di sinistra è leggermente più impegnativa). Superata l'articolata paretina si raggiunge il pendio di detriti e ghiaia ai piedi della cima. Una traccia supera un facile canalino, alcune roccette e conduce alla vetta del monte Paterno 2.744 m. (Difficoltà:EEA; durata:0,30 ore) Straordinario e indimenticabile panorama su tutte le Dolomiti di Sesto e le più lontane Dolomiti di Cortina. Con molta attenzione, a causa dei sottostanti precipizi, si possono visitare le testimonianze della Grande Guerra, leggermente nascoste, sulla sommità. Infatti, non tutti coloro che raggiungono la vetta e fanno la doverosa foto ricordo con la croce, sono consapevoli che i loro piedi appoggiano sulla volta di una grande galleria, che attraversa tutta la cima da est ad ovest.
    Si rientra alla Forcella
Camoscio, lungo lo stesso percorso di salita, utilizzando però il secondo tratto attrezzato (sinistra dal basso).(Difficoltà:EEA; durata:0,30 ore)
   
3) Sentiero attrezzato delle "Forcelle" - Dalla Forcella Camoscio inizia una stupenda cavalcata in quota, che sfrutta il sistema di cenge aeree e panoramiche, costruite durante la Grande Guerra. La via si sviluppa sulla dorsale orientale del Paterno, ricca di guglie, pinnacoli e torri, chiamata la Cresta del Camoscio. Il sentiero attrezzato supera l'articolata cresta con diversi saliscendi, collegando le numerose forcelle che danno nome alla via. Nei pressi di due grandi caverne inizia una cengia orizzontale, verso est, che in breve conduce alla Forcella del Camoscetto. La profonda fenditura viene superata con un nuovo ponticello, a fianco del quale si possono notare ancora i cavi deLe gallerie del Paternol vecchio ponte degli alpini. Superata la forcella, subito a sinistra, si consiglia di fare una piccola deviazione per visitare la testimonianza più importante della Grande Guerra dell'intera ferrata. Si individua un ripido canalino con molti detriti e  resti di tronchi in legno (i vecchi gradini) alla cui fine si nota un imponente arco in cemento armato. Con attenzione si sale il friabile canale per visitare la postazione del cannone italiano di Punta Camoscetto: una grande caverna con ancora la guida semicircolare in ferro del cannone e due feritoie, che permettono una suggestiva vista, sui Laghi Piani e sui Tre Scarperi. Si ritorna sul sentiero attrezzato che prosegue, senza eccessive difficoltà, con tratti di cenge, e facili roccette. Il percorso è impreziosito dagli straordinari scorci delle Tre Cime di Lavaredo, che sorprendono ogni qualvolta si supera uno spigolo o un diedro. Oltrepassa l'ampia Forcella del Camoscino, la via sempre agevolata dalla presenza del cavo metallico, sale le articolate rocce della Punta Est, le aggira in corrispondenza di un gendarme e infine scende per cengia detritica alla Forcella Est orientale 2.670 m. Spettacolare panorama dall'Alpe dei Piani fino alla Croda dei Toni. Si continua la discesa lungo un pendio ghiaioso che viene interrotto all'improvviso da una profonda spaccatura rocciosa. Con l'aiuto di una scaletta e del cavo, si scende sul fondo della fenditura per risalirla dalla parte opposta. Ripresa la discesa sul pendio si arriva alla Forcella dei Laghi 2.600 m. (Difficoltà:EEA; durata:1,10 ore) Dalla forcella ci sono tre possibilità per proseguire, scendere a sinistra a l'Alpe dei Piani e rientrare al rifugio Locatelli, oppure scendere a destra (ripido ghiaione) al Pian di Cengia Basso e rientrare al rifugio Lavaredo. La nostra proposta, sceglie l'opzione più lunga, proseguire diritti in leggera discesa, sempre verso est, con un sentierino che taglia le ghiaie alla base delle pareti meridionali delle Crode dei Piani. Aggirato lo spigolo est delle Crode, una breve salita conduce al rifugio Pian di Cengia 2.528 m. (Difficoltà:E; durata:0,40 ore) Dal rifugio inizia la parte conclusiva del percorso ad anello, si ritorna indietro fino alla Forcella Pian di Cengia, dove si riprende il sentiero (CAI N°101), in direzione ovest. Il sentiero inizialmente in discesa, prosegue alla base delle pareti settentrionali di tutta la dorsale orientale del Paterno, percorsa precedentemente con la ferrata delle "Forcelle". Tra bellissimi panorami sui Laghi Piani e i Tre Scarperi si raggiunge il rifugio Locatelli 2.405 m. (Difficoltà:E; durata:0,45 ore) Dal rifugio continua il ritorno sotto l'immensa parete occidentale del Paterno. Al pomeriggio illuminata dal sole è di una bellezza spettacolare. Raggiunta la Forcella Lavaredo l'itinerario si conclude nuovamente al rifugio Auronzo 2.320 m. (Difficoltà:E; durata:1,15 ore)
   
4) Sentiero attrezzato De Luca-Innerkofler - Dal rifugio Locatelli 2.405 m. un sentierino sale in direzione del caratteristico monolite chiamato la "Salsiccia di Francoforte" (Frankfurter Würstel), alla base della cresta settentrionale del Paterno. La traccia prosegue lungo una dorsale rocciosa articolata fino all'ingresso della prima galleria, breve e poco ripida, bene illuminata da grandi finestre, il cui contorno creano suggestivi Le gallerie del Paternoquadri sulle pareti nord delle Tre Cime di Lavaredo. Si continua all'esterno, traversando una forcella che conduce al sistema di gallerie principale costruito dagli alpini. Lo scavo per le gallerie durarono un anno, dal settembre 1916 all'ottobre 1917, L'imponente opera era lunga circa 400 metri e collegava la Forcella Passaporto alla Forcella Camoscio per poi scendere alla Selletta della "Salsiccia". Scavate nelle viscere del Paterno, le gallerie rappresentavano la via più sicura e protetta per il servizio di rifornimento alla prima linea (Sasso di Sesto), di uomini, armi e vettovagliamento. Oggi, grazie al lavoro di restauro eseguito nel 1974 dalla Fondazione A. Berti assieme al CAI di Padova e a reparti dell'esercito si può visitare il tratto nel versante del rifugio Locatelli, mentre il tratto nel versante Cadin del Passaporto è crollato.
    L'ingresso della galleria ha il portale decorato con un bassorilievo in cemento armato con bassorilievi di soldati e monti. Una serie di gradini ricostruiti consente di salire i primi 80 metri molto ripidi e bui, a cui segue un tratto con ampie feritoie. Interessante osservare alcune diramazioni secondarie verso postazioni o depositi scavati nel cuore della montagna. Nei successivi 130 metri di galleria, s
empre attrezzata con cavo corrimano, si rimane impressionati dalle dimensioni della galleria, (e dal lavoro degli alpini), in quanto si presenta molto alta e molto larga, anche se nuovamente molto buia. Il tratto più alto, che conduceva direttamente al Cadin del Passaporto è interdetto per pericolo di crolli. Si continua con una galleria orizzontale che termina in un'ampia caverna con due uscite  fortificate con cemento armato. Si esce per l'apertura di destra (freccia rossa), per affrontare l'ultimo tratto della ferrata che collega le gallerie con la Forcella Camoscio. Si affrontano facili roccette, un canalino e attraverso una larga cengia si arriva all'attacco di un ripido canale ghiaioso, parallelo alla verticale parete est del Paterno. Nel canale si può trovare anche nella stagione estiva avanzata, neve o vetrato, per superare in sicurezza questa situazione particolare, è stato installato un doppio cavo metallico, ad altezze diverse. Si sale il ripido canale friabile (attenzione alla caduta di sassi mossi da altri alpinisti), si superano alcune creste e salti rocciosi senza particolari difficoltà, e infine si raggiunge la Forcella Camoscio 2.650 m. (Difficoltà:EEA; durata:1,00 ore)
    Dalla Forcella si può proseguire con la ferrata alla cima del Paterno (2), oppure attraversare la montagna con le ferrate "Forcella Passaporto" (1) o delle "Forcelle" (3).

    Le ferrate del Paterno nella scala sulle difficoltà delle vie attrezzate vengono considerate "poco difficili". I tempi di percorrenza sono indicativi, possono aumentare  proporzionalmente all'interesse soggettivo della visita e della ricerca storica. 
    Per la compilazione delle gallerie fotografiche si ringrazia l'amico Maurizio Toscano.
       

Vai alle gallerie fotografiche del PATERNO:    

Ascesa al monte Paterno, con le ferrate Forcella Passaporto-Forcella Camoscio; discesa con la "ferrata delle Forcelle". 

Sentiero attrezzato De Luca-Innerkofler (gallerie)

Sintesi escursione:
rif.Auronzo-For.Lavaredo- For. Passaporto-For. Camoscio-Cima PATERNO - via "Forcelle"-Pian di Cengia-rif. Locatelli - rif. Auronzo

Tempi: 7,30 - 8,00 h    

Dislivello:       

963 m.  

Sviluppo:       

14 km.

Difficoltà:       

EEA - con attrezzatura

(scale difficoltà)

Forcella Passaporto Forcella Passaporto

Cartografia

Ed. Tabacco 1:25.000    Foglio 10 Dolomiti di Sesto 

DATA escursioni:

dal 24 agosto 1981 al  15 settembre 2019 

BREVI NOTE STORICHE 

 Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il Paterno rientrava nel settore del fronte, chiamato "Zona Tre Cime". Già il primo giorno del conflitto, il 24 maggio 1915, sulla Forcella Col di Mezzo, ci furono i primi due alpini caduti. Il giorno successivo uno scambio d'artiglieria, distrusse prima la casermetta italiana ai Piani di Lavaredo mentre il giorno successivo venne distrutto il rifugio austriaco Drei Zinnenhütte (oggi rifugio Locatelli). Il 26 maggio si svolse il primo attacco ben strutturato da parte degli austriaci verso la Forcella Lavaredo. Dopo un iniziale successo, il contrattacco degli alpini mise in fuga gli attaccanti. Sullo slancio del successo gli alpini occuparono la cima del Paterno il 29 maggio 1915.
  La guida austriaca della Val Pusteria Sepp Innerkofer, proprietario e custode del rifugio Drei Zinnenhütte (dal 1898), che proprio dal Paterno aveva visto, qualche giorno prima, saltare per aria la sua casa, fin dall'inizio del conflitto, aveva molto insistito presso i Comandi austriaci di occupare prima degli alpini la vetta del Paterno, senza però venir ascoltato. Partecipò in prima persona al tentativo di riconquista della montagna, nonostante lo ritenesse un'impresa impossibile. La sua morte è uno degli episodi più conosciuti e controversi della Grande Guerra sulle Dolomiti. All'alba del 4 luglio 1915 Sepp Innerkofer alla guida di una pattuglia di 30 soldati scalò il Paterno, giunto a pochi metri dalla vetta, scagliò alcune bombe a mano, l'alpino Piero De Luca uscì dal suo riparo e lo investì con un grosso masso, che lo fece precipitare mortalmente fra le rocce. Questa è la versione suggestiva della sua morte, un'altra racconta invece di una morte da parte del fuoco amico, degli stessi austriaci, che nella luce tenue dell'alba non identificarono le ombre che lottavano in vetta. Gli Alpini conoscevano e rispettavano Sepp Innerkofer e riconobbero il suo eroismo, ne recuperarono il corpo e lo seppelirono sulla cima del Paterno. 
  Il primo grande attacco italiano si svolse nei giorni 14-17 agosto 1915, con l'obiettivo di aggirare gli insuperabili sbarramenti austriaci di Landro e Sesto e scendere nella Val Pusteria. Tutto fu preparato con scrupolo, compresa la grande azione alpinistico-militare di portare in cima della Grande di Lavaredo a 2.999 metri, un cannone e un grande riflettore. Dalle forcelle delle Tre Cime e da quelle del Paterno, scesero i soldati italiani in direzione della Forcella Toblin (Drei Zinnenhütte). Per tre giorni (14-15-16 agosto) e per quattro notti, i soldati italiani rimasero bloccati, dietro ai massi, dalla tenace resistenza austriaca, fino a quando il fronte venne sfondato nei pressi dei Laghi Piani e le truppe italiane riuscirono a conquistare la forcella e soprattutto il Sasso di Sesto. La vittoria italiana fu significativa, ma non risolutiva, a causa della carenza dell'artiglieria italiana, costituita da poche batterie, insufficienti per superare le successive difese della Torre Toblin e della Forcella San Candido e aprire la strada verso la Val Pusteria. Gli austriaci però non si rassegnarono alla perdita del del Sasso di Sesto, perciò decisero di riconquistarlo. La notte del 30 ottobre 1915, 200
 Standschützen con gli sci ai piedi e vestiti di bianco,  sorpresero gli italiani e conquistarono la sommità. Ma il contrattacco italiano, con un buon appoggio d'artiglieria, fu vincente e i bersaglieri ripresero il "Sasso" lo stesso giorno.
  A questo punto i Comandi belligeranti si convinsero, finalmente, che nel bellissimo ambiente dolomitico ma costituito da un asprissimo territorio, nessuna azione sarebbe risultata decisiva. Di conseguenza per tutto il 1916 e fino alla primavera del 1917, i due schieramenti pensarono soltanto a rendere invincibili le proprie posizioni. Gli austriaci sulla Torre di Toblin, gli italiani sul Paterno, con la costruzione delle famose gallerie.
  Ma quel modesto Sasso di Sesto, insignificante davanti alle imponenti e regali cime dolomitiche che lo circondano, rimane sempre il fulcro del fronte. Per gli austriaci rimane "una spina nel fianco" del loro schieramento, allora decidono un nuovo attacco, in condizioni invernali. La montagna è ancora ricoperta da una coltre bianca alta alcuni metri. Scavano per due mesi una galleria nella neve, lunga quasi un chilometro, dalla Torre Toblin, oltrepassando i reticolati fino sotto le posizioni italiane. Scavano altri cunicoli laterali e lasciano un velo di ghiaccio all'estremità in alto. La notte tra il 21-22 aprile 1917, inizia l'assalto dei soldati austriaci, spezzano l'esile crosta di ghiaccio, irrompono sulla cima e con le bombe a mano iniziano a scendere nelle gallerie italiane del Sasso di Sesto. La sorpresa e il successo sono garantiti. Ma la rete sotterranea di gallerie è un labirinto per gli attaccanti, mentre gli italiani nascosti nei cunicoli più profondi reagiscono alla sorpresa e contrattaccano. Nel frattempo la vetta e la galleria di neve vengono spazzate dall'artiglieria italiana, impedendo l'invio di rinforzi austriaci. Neve, ghiaccio e rocce saltano in aria, lo scontro nelle viscere del monte è un inferno. L'attacco austriaco fallisce, in pochi riescono a tornare indietro, il "Sasso" è nuovamente  in mano italiana.
  Poi arriva il 24 ottobre 1917, arrivano le prime notizie della disfatta di Caporetto
. L'esercito italiano deve ritirarsi dal fronte dolomitico. All'improvviso il cannone tace, il piccone non batte, le caverne si svuotano, qualcosa di antico avvolge nuovamente il Paterno: il silenzio.

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