Album di fotografie e descrizione dell'itinerario della salita al monte Palombino (Porze in tedesco). La montagna è una delle principali cime delle Alpi Carniche. Si trova lungo il confine tra l'Italia (Comelico in provincia di Belluno) e l'Austria (Tirolo). Il Palombino presenta diverse via di salita: sia dal versante settentrionale austriaco, attraverso il rifugio Neue Porze Hütte (dal paese di Obertilliach nella Lesachtal), sia dal versante meridionale italiano, dalla Val Visdende. Trovandosi proprio sul confine ha la caratteristica di avere due cime, vicinissime, una italiana ed una austriaca, ognuna con la sua croce. La nostra escursione prevede la salita dal versante est e la discesa sul versante sud. E' una montagna completa dal punto di vista escursionistico: un lungo percorso di avvicinamento, una ripida parete attrezzata ed infine una lunga cresta rocciosa, panoramica e discretamente esposta. Fu coinvolta in piccoli scontri durante la Prima Guerra Mondiale 1915-18. Nel dialetto locale, la parola palòmbo sta per "chiazzato", "a macchie" poichè in primavera il versante sud è parzialmente ricoperto da neve e l’erba volge ancora al giallo.
ACCESSO - Dalla
strada che collega il paese di S.Stefano di Cadore (BL) con
il valico alpino di Cima Sappada, si devia in direzione della Val
Visdende. Superato il ponte sul fiume Piave, la strada risale alcuni
ripidi tornanti e prosegue lungo l'ampio vallone, in seguito ad un bivio
si devia a sinistra, fino al parcheggio (a pagamento) in località Prà
Marino.
ITINERARIO
- Dalla
località Prà
Marino 1.297
m. inizia l'escursione
in direzione della Val di Londo, una larga carrareccia s'inoltra in un
bel bosco di pini e larici, fino al bivio Ciadon 1.436 m. Si prosegue a destra
lungo la "strada delle Malghe" (CAI N°170)
e in breve si
raggiunge la Casera Dignas 1.643 m. Si continua
la salita e lentamente si esce dal bosco, mentre si scoprono i primi
contrafforti orientali del Palombino, A circa 1.900 m. di quota, si
abbandona la "Strada delle Malghe" e si prosegue a sx
in direzione della Forcella Dignas (Tilliacher), poco prima di
raggiungerla, si devia a sx e si continua con il sentiero (CAI N°171).
Con un percorso a semicerchio, fra
dossi erbosi e ghiaiosi,
ci si avvicina alla maestosa
parete rocciosa
della cresta est del Monte Palombino,
un'ultima ripida salita su friabile ghiaino porta all’attacco del sentiero attrezzato.
Una stretta cengia conduce
ad una scala di legno,
punto di partenza della ferrata, che prosegue con un percorso ottimamente
attrezzato, tra cenge e canalini, con una certa esposizione, ma nel
complesso facile e senza passaggi atletici. Dopo circa trecento metri di
dislivello si esce sulla cresta est alla quota di 2.388 m. La vista
verso sud è spettacolare,
si ammirano le fantastiche Crode dei Longerin,
il Peralba e tutta la Val Visdende. A questo punto il percorso attrezzato termina e si
devono fare altri duecento metri, circa, di dislivello per raggiungere la cima
attraverso la panoramica cresta est. La traccia all'inizio conduce sul versante
meridionale e sale con lunghe serpentine su infinite praterie, mantenendosi un pò sotto il filo di cresta, successivamente
lungo la stessa cresta rocciosa, con alcuni sali-scendi su facili
roccette, attraverso una serie di forcelline, che consentono d'osservare
gli impressionanti baratri sulla verticale parete settentrionale. Infine
si raggiunge la vetta del monte Palombino 2.579 m.
La cima, in realtà, è doppia, in quanto prima si raggiunge
quella italiana evidenziata da una croce
molto
semplice, poi superato un breve colletto roccioso di una decina
di metri, si raggiunge quella austriaca che è
sormontata da una croce più grande, metallica.
DISCESA - Dalla vetta si ritorna indietro per un breve tratto, fino ad incrociare la traccia che scende sui ripidi prati del versante meridionale (CAI N°142), lungo i cosiddetti "Muri del Palombino", con una serie di ripidi zig-zag si raggiunge una sella a quota 2.302 m. Dall'ampio valico, inizia sulla destra, una dorsale rocciosa chiamata la "Cresta del Palombino". La traccia attraversa tutta la dorsale su vecchi sentierini della Grande Guerra,alcuni molto suggestivi, scavati nella roccia della parete ovest o sulla cresta, che permettono d'osservare le postazioni e le caverne dei soldati italiani. L'itinerario continua in discesa su vasti pendii erbosi, aggira un dosso e raggiunge il Passo Palombino 2.035 m. Abbandonato il sentiero principale che procede in quota sulla destra (ovest) e gli altri sentieri per Vissada e Londo, si devia a sx. per seguire il sentiero (CAI N°167) che scende per i pascoli e il bosco fino alla grande radura dove si trovano le sorgenti e la Casera del Londo. Si continua in discesa lungo la valle omonima, fino a ritornare al parcheggio nei pressi della località Prà Marino 1.297 m.
DIFFICOLTA' - La salita al monte Palombino è di media difficoltà. L'itinerario è discretamente faticoso per il dislivello, però non presenta grosse difficoltà tecniche, anche la ferrata è facile e sicura, sono presenti però sulla cresta finale tratti esposti, su terreno ripido non attrezzati. Infine particolare attenzione, in caso di terreno bagnato, neve o ghiaccio, sui ripidi e scivolosi pendii erbosi nella salita finale alla vetta.
L'album fotografico dell'escursione è stato realizzato in collaborazione e con il contributo dell'amico Maurizio Toscano.
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Salita al monte PALOMBINO |
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Sintesi: | Salita: | Discesa: |
Dislivello tot: | 1.450 m. | 1.450 m. |
Tempo tot: | 3,30 - 4,00 h. | 2,30-3,00 h. |
Sviluppo: | 15 km. | - |
Difficoltà: | EEA | (difficoltà) |
Cartografia | Ed. Tabacco 1:25.000 Foglio 01 Sappada |
DATA escursione: |
24 agosto 2014 |
Brevi NOTE STORICHE della Grande Guerra Le Alpi Carniche, confine naturale tra l'Italia e l'Austria, furono teatro di cruenti scontri durante la Prima Guerra Mondiale, soprattutto sulle tristemente famose cime del Pal Piccolo, del Freikofel, del Pal Grande e della Creta di Timau. Sul Palombino l'episodio bellico più significativo si svolse all'inizio del conflitto. Occupazione austriaca del Palombino e contrattacchi italiani del 12- 15-18 giugno 1915. Il
9 giugno 1915 gli alpini occuparono la Cima Vallona ma erano bersagliati dal
fuoco dei soldati austriaci che presidiavano la Forcella Dignas, mentre la
cima del Palombino rimaneva libera. Il 12 giugno, 27 "Rainer" e
Standschützen di Obertilliach al comando del cadetto Koch si insediarono
sul Palombino scalando in quattro ore il versante nord. Scoperta la nuova
occupazione austriaca, mezza compagnia di alpini tenta la risalita dal
versante sud ma viene respinta. La mattina del 15 giugno, gli italiani del
sottosettore Visdende, comandato dal gen. Ferrero, decisero di attaccare
nuovamente. Con l'appoggio dell'artiglieria italiana che martellava la
Forcella Dignas e la cima del Palombino, un battaglione del 91° (brigata
Basilicata) tenta di salire la vetta. A causa della difficoltà del terreno
per gli attaccanti, furono sufficienti 52 austriaci ben riparati nei pressi
della Croda Nera (a dx della cima) per respingere circa 600 alpini. Gli
austriaci però non riescono a dare il cambio agli uomini del presidio sulla
cima, a quota 2.579 m. e la situazione si fa disperata, per il clima rigido
e la mancanza di rifornimenti. Nel frattempo, durante la notte del 14 giugno,
i rinforzi italiani (1 battaglione del 69° - brigata Ancona e 2 compagnie
del XVI battaglione della Regia Guardia di Finanza) partiti da Casera Melin,
risalgono i "Muri" per arrestarsi di fronte ad un salto di roccia battuto dai
fucili austriaci. Contemporaneamente due plotoni di alpini della 29ª
compagnia (battaglione Fenestrelle) partiti da cima Vallona arrivano fino a
250 metri dalle posizioni austriache, ma rimangono inchiodate là. Il 16
giugno fanno un nuovo balzo in avanti, ed arrivano a pochi metri dalla cima,
ma gli austriaci rimangono saldamente sulla cima. La mattina del 17 giugno
il cad. Koch invia un portaordini per chiedere il cambio ed in risposta gli
viene comunicato di abbandonare la vetta con i suoi 15 superstiti. La
mattina del 18 gli alpini (ne erano rimasti abili solo 25, su 50 partiti)
occuparono, agli ordini del magg. Gazagne, la cima. Secondo la versione
italiana del Berti l'azione travolse il presidio della cima, che invece
secondo fonti austriache aveva spontaneamente abbandonato le posizioni. Da quel giorno, per il resto del conflitto, la cima del Palombino rimase costantemente in mano italiana, come osservatorio d'artiglieria. |
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