Album di fotografie e descrizione della salita alla Cima della Marmolada di Penia. Narra un vecchio canto popolare ladino: "O Marmolèda Ti es regina!". E non potrebbe essere altrimenti, è la montagna più alta e presenta l'unico ghiacciaio delle Dolomiti. Il suo scintillante mantello bianco la rende visibile da ogni angolo dei Monti Pallidi. La montagna da il nome ad un esteso ed articolato complesso di cime: il Gruppo della Marmolada. E' una delle mete più ambite per gli escursionisti con le ascensioni lungo la via normale, per il ghiacciaio, e con la famosa via ferrata della "Cresta Ovest". Si presenta come una colossale, compatta massa di grigia roccia calcarea, con l'esteso ghiacciaio sulla parete nord e l'impressionante e verticale parete sud, lunga oltre quattro km. e alta fino a 830 metri. In alto la poderosa cresta composta da diverse cime, delle quali le più elevate sono la Punte Penia 3.343 m. e la Punta Rocca 3.309 m., il cui nome si richiama ai due paesi delle sottostanti vallate, Penia di Fassa e Rocca Pietore. Tutto il Gruppo fu coinvolto durante la Prima Guerra Mondiale 1915-18. Il ghiacciaio della Marmolada fu testimone di un'esperienza unica e forse irripetibile nella storia della guerra in montagna, la costruzione di una città sotterranea fatta di gallerie, caverne, ripari, la famosa: "Città di ghiaccio nella Marmolada".
ACCESSO - Il punto di partenza dell'escursione è il Passo di Fedaia, ampio valico che mette in comunicazione la Val di Fassa (Canazei) con la Val Pettorina (Rocca Pietore). Famosa località per la bella visione che offre su tutto il ghiacciaio della Marmolada.
SALITA
- Via ferrata della CRESTA OVEST - Dal
Passo di Fedaia si sale con una bidonvia al Pian dei Fiacconi 2.626
m., (la salita a piedi su sentiero monotono dura circa due ore). Dal
rifugio Pian de Fiacconi la traccia-sentiero (CAI N°606)
inizia in leggera discesa, in direzione ovest, sulle classiche
lastronate di calcaree grigio della Marmolada al margine inferiore del
ghiacciaio. Raggiunta la quota di 2.456 m. il sentiero devia decisamente
verso sud, aggira un contrafforte roccioso, e raggiunge il piccolo
ghiacciaio della Vedretta del Vernel, alla cui testa si pone, altissima,
la Forcella Marmolada.
La salita sul ghiacciaio non è particolarmente
impegnativa, (necessari piccozza e ramponi) soltanto l'ultimo tratto è
discretamente ripido con la possibile presenza di piccoli crepacci
vicino alle rocce. Superata l'eventuale crepacciata terminale si
attacca uno stretto e friabile canalino, lo si affronta senza difficoltà,
grazie alla
presenza di un nuovo cavo metallico. Dopo circa due ore dal
Pian dei Fiacconi si raggiunge la strettissima Forcella Marmolada
2.910 m. Sul versante opposto della salita si ammirano i verdi
pascoli del Pian di Contrin. Nelle ripide pareti della forcella si
osservano diverse caverne con all'interno i resti di ricoveri, sono le
testimonianze della Grande Guerra, che infuriò in modo particolare su
questo settore della montagna. La Forcella Marmolada fu infatti
un'importantissima roccaforte difensiva dei kaiserschützen
austriaci.
Dalla forcella inizia la cresta ovest della Marmolada. Questa via fu
aperta nel 1898, successivamente la sezione di Norimberga D.Ö.A.V.
(Deutsch-Österreichischer Alpenverein) proprietaria del rifugio Contrin,
fece munire di assicurazioni i tratti più difficili (nel 1903), che
vennero utilizzate dalle pattuglie austroungariche per presidiare la
cima durante la Prima Guerra Mondiale. Oggi la ferrata sulla Cresta
Ovest, ottimamente assicurata con attrezzature nuove e continue, è un
bellissimo percorso d'alta montagna e per le sue caratteristiche
particolari: la vicinanza del ghiacciaio, l'altitudine dell'itinerario
(sopra i 3.000 metri), la forte esposizione, viene indicata solo per
escursionisti esperti. Già la quota dell'attacco, 2.910 m. rende unica
questa ferrata rispetto alla maggior parte di quelle presenti sulle
Dolomiti. La via attrezzata inizia sulle destra, con una serie di pioli
accompagnati dal cavo metallico per la sicurezza, prosegue su un pendio
ghiaioso, che conduce sempre più vicino alla linea di cresta, con
vedute spettacolari sulla parete sud-ovest. Si sale diritti per la
cresta, leggermente a sinistra,
per
una lunga serie di pioli, gradini in ferro e scalette che aiutano a
superare lisce ed esposte placche rocciose. Le attrezzature conducono
verso una serie di roccette e strette cenge sul filo di cresta e, oltrepassata
una selletta, si raggiunge la calotta del ghiacciaio, a quota 3.150 m.
Si continua senza difficoltà lungo una traccia di solito ben battuta su
buona neve, che spesso a stagione inoltrata, in alto, e sostituita da un
pendio detritico. Lentamente con una moderata pendenza, la traccia
supera gli ultimi 200 metri di dislivello e raggiunge la Capanna Punta
Penia. Come in un
sogno si osserva la croce qualche decina di metri più in alto, la
piccola rampa rocciosa d'accesso, sembra una scalinata verso il cielo,
l'emozione è forte quando si raggiunge la cima più alta delle
Dolomiti: la Marmolada di Penia 3.343 m. Il colpo d'occhio
a 360° gradi è ovviamente grandioso, tutte le cime ed i gruppi
dolomitici sono abbracciati in un unico, indimenticabile panorama. La
croce di vetta, ben visibile durante i mesi estivi, ricoperta da metri
di neve nei mesi più freddi, quando assume forme singolari ed
imponenti, fu installata sulla cima il 1 agosto 1952. La particolarità
della croce di ferro, è di essere alta tre metri e trentaquattro
centimetri, esattamente un millesimo dell'altezza della "Regina
delle Dolomiti".
DISCESA -
Via Normale - Si
svolge lungo l'itinerario seguito da Paul Grohmann nel 1864 durante la
prima conquista della montagna. Dalla
cima inizia la discesa, calzati i ramponi, si segue la traccia che
percorre il filo della cresta nord della Marmolada, chiamata la "Schena
del Mul". Si procede con la massima attenzione, per la presenza
del vicino abisso ghiacciato della parete settentrionale, mentre si
ammira una visione, quasi aerea, del Lago Fedaia. Terminata la cresta si
scende a destra, lungo una paretina di facili
roccette, aiutati da una nuova serie di ottime attrezzature (cavo
metallico), che velocemente raggiunge
il ghiacciaio. Con prudenza si supera l'eventuale crepacciata terminale
e si prosegue
la discesa sul Pian dei Fiacchi con un percorso circolare da dx a sx.
con poca pendenza. Raggiunto l'avvallamento tra la Punta Penia e la
Punta Rocca la traccia diventa più ripida ed attraversa una zona
caratterizzata da profondi ed insidiosi crepacci. La discesa continua più
dolce fino al fronte del ghiacciaio, sempre ripido, e termina sulle
lastronate di roccia del Pian dei Fiacconi 2.626
m.
DIFFICOLTA' - Nella scala sulle difficoltà delle ferrate, la "Cresta Ovest" della Marmolada è considerata "difficile". E' una valutazione complessiva, che tiene in considerazione le particolari caratteristiche della montagna. Se le difficoltà tecniche della ferrata sono minime, la via attrezzata richiede comunque esperienza ed il massimo impegno, per l'altitudine del percorso dai 2.910 m. ai 3.343 m., la grande esposizione e, vista la quota, la possibilità di un repentino cambiamento delle condizioni meteorologiche. Inoltre anche la presenza del ghiacciaio, unico sulle Dolomiti, richiede esperienza ed attrezzatura adeguata (piccozza, corda e ramponi).
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Salita alla MARMOLADA con la ferrata della "Cresta Ovest" e discesa per la "via normale". | ||
Sintesi | salita : | discesa : |
Tempi: | 4,00 h. | 1,45 - 2.00 h. |
Dislivello: | 900 m. | 900 m. |
Difficoltà: | EEA - F | (difficoltà) |
Cartografia | Ed. Tabacco 1:25.000 Foglio 06 Val di Fassa |
BREVI NOTE STORICHE della Grande Guerra Quando il 24 maggio 1915, iniziò la Prima Guerra Mondiale, i Comandi italiano ed austriaco, non avevano contemplato e nemmeno immaginato di portare la battaglia in alta montagna. Sul fronte "dolomitico", l'ambiente era considerato troppo aspro ed inospitale. Infatti i primi scontri avvennero sui Passi di Fedaia e Padeon e successivamente su quelli di Ombretta e d'Ombrettola. Le creste, le cime e il ghiacciaio della Marmolada, erano considerati "terra di nessuno", ed i contendenti si limitavano soltanto a servizi di pattuglia e ricognizione, soprattutto di notte. Ma il mancato slancio iniziale e la lenta avanzata italiana, indusse gli austriaci a resistere fra le montagne. Fu l'inizio di una assurda guerra di posizione che durò per due anni e mezzo. Attaccanti e difensori erano sempre alla ricerca della posizione migliore, e così la guerra iniziò a salire di quota. Furono gli austriaci a comprendere per primi l'importanza strategica di alcune alte forcelle o cime, così nel gennaio 1916 (in pieno inverno) occuparono stabilmente la Forcella Marmolada. Successivamente lungo la cresta ovest scavarono caverne e punti d'osservazione infine il 2 giugno 1916 un reparto di landschützen costituì un presidio permanente sulla Punta di Penia. Gli italiani preoccupati dell'occupazione delle più importanti posizioni della Marmolada, reagirono e con ardite ed eccezionali scalate alpinistiche occuparono con gli alpini della 206ª Compagnia "Val Cordevole" le creste rocciose del Serauta, il 30 aprile 1916 . Da questa posizione dominavano tutto il ghiacciaio e soprattutto potevano colpire le linee di approvvigionamento delle varie posizioni austriache (Forcella a "V"-Sasso delle Dodici-Forcella Marmolada). Per sfuggire al tiro delle artiglierie italiane, sulla candida superficie del ghiacciaio, il capitano Leo Handl, comandante della compagnia Bergführer (guide alpine), studiò la possibilità di collegare la prima linea dei kaiserschützen con le posizione retrostanti, per mezzo di una galleria scavata nel ghiacciaio. Era un'idea nuova, ma vincente, gli austriaci trovavano riparo e sicurezza al suo interno. Iniziarono a scavare chilometri di gallerie e caverne nel ghiaccio, usufruirono di crepacci e grotte naturali, costruirono ricoveri, depositi e osservatori per centinaia di uomini, realizzarono così la famosa Città di ghiaccio nella Marmolada. Era talmente grande, che per facilitare l'orientamento, ad ogni crepaccio o galleria venne dato un nome fantasioso: "via Carinzia", "il Duomo" (dove si celebrava la Messa al Campo), "Caffè centrale", "Salone d'attesa di 4° Classe". Tutto questo incredibile lavoro fu effettuato soprattutto per affrontare le terribili condizioni ambientali e climatiche della montagna. Furono i venti gelidi, le temperature polari (-26 C°), le eccezionali nevicate (fino a sette metri d'altezza) il vero nemico dei soldati. Più che una battaglia tra eserciti contrapposti, quella divenne una guerra dell'uomo contro la montagna. Il numero di alpini e kaiserschützen morti per congelamento fu sicuramente maggiore di quelli durante gli scontri per la conquista di una cima. Ma d'inverno c'era ancora un pericolo, il più grande, le valanghe. Fu la minaccia che la montagna fece pesare di più sui soldati (in maniera tragicamente equa). La più devastante del fronte alpino fu quella che il 13 dicembre 1916 si staccò proprio dalla cima della Marmolada, da Punta Rocca, e provocò in un solo istante 300 morti, seppellendo e distruggendo il villaggio di baracche del Gran Poz. L'inferno bianco termino il 24 ottobre 1917 con la rotta di Caporetto ed il ritiro dell'esercito italiano sulla linea difensiva del Piave. |
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