Album di fotografie e descrizione della salita alpinistica al Gran Paradiso, nelle Alpi Graie. E' l'unico "Quattromila" dell'arco alpino, completamente in territorio italiano, al confine tra il Piemonte e la Valle d'Aosta. L'ascesa al Gran Paradiso è generalmente considerata una scalata facile, a parte gli ultimi 10/20 metri sulla cresta rocciosa finale, che si superano con un passaggio di II grado. La salita di questa regale montagna, isolata rispetto alle maggiori vette delle Alpi Occidentali. può essere effettuata in due/tre giorni con un mini-tour direttamente dalla valle (come nella descrizione che segue, ndr) oppure inserita in un lungo Trekking nel Parco del Gran Paradiso, con la salita della Cima principale e di alcune montagne, che costituiscono la cresta di confine tra il Parco Nazionale del Gran Paradiso, in Italia, ed il Parc Nazional de la Vanoise, in Francia. Breve descrizione:
1° GIORNO - Accesso - Trasferimento in Valle d'Aosta. Dal paese di Villeneuve, si risale in automobile tutta la Valsavarenche fino alla frazione di Pont 1.955 m. Dal parcheggio, (segnavia N°1 giallo) superato un ponticello, una strada sterrata corre a fianco del torrente Savara e raggiunge in breve il rifugio Tetras Lyre. Dal rifugio inizia una mulattiera (vecchio sentiero reale di caccia, oggi perfettamente restaurato) che sale con lunghi tornanti ed una pendenza costante, all'interno di un splendido bosco di larici, ricco di rododendri. Lentamente il sentiero prende quota, vaste praterie prendono il posto dei boschi ed i primi ghiacciai fanno capolino dai verdi pascoli. Raggiunte le prime pietraie moreniche si arriva in breve al caratteristico rifugio Vittorio Emanuele II 2.728 m. (Seniero:E, dislivello:773 m., durata: 2,15 ore).
2°
GIORNO -
Salita alpinistica
al Gran
Paradiso
- Dal rifugio Vittorio Emanuele II 2.728 m. una traccia sale
in direzione Nord, contornando la base del Dosso di Moncorvè.
Inizialmente, alla limitata luce delle lampade frontali, non è facile
trovare il percorso nel labirinto di massi dietro al rifugio, per questo
motivo è consigliabile ispezionare questo tratto il giorno precedente.
Raggiunto un primo ripido pendio, più o meno innevato, si prosegue
sempre verso nord fino a raggiungere un ampio catino nevoso. Qui la
traccia devia decisamente a dx. (est) mentre una tenue luce azzurrina
illumina la lingua terminale del ghiacciaio del Gran Paradiso.
S'inizia la sua lunga risalita, nel primo tratto molto ripida con
stretti zig-zag, in seguito più dolce in direzione dei primi
grandi seracchi. Lentamente il cielo si tinge di rosa e viola, in
lontananza i primi raggi di sole tingono di porpora la cima del Monte
Bianco, inizia una spettacolare alba. Si continua il percorso lungo
un'evidente traccia, verso i gendarmi della Becca di Moncorvè, ed in
seguito senza difficoltà, si sale lungo l'ampia calotta nevosa della
Schiena d'Asino, dove arriva anche la traccia che sale dal rifugio
Chabod. Raggiunto l'ampio Colle della Becca di Moncorvè una
sosta è d'obbligo, il panorama verso sud è fantastico: si ammirano
ormai dall'alto il duomo di ghiaccio del Ciarforon e l'aguzza Tresenta.
Dal Colle la traccia prosegue molto ripida, verso sx., alla base del
monte Roc. L'itinerario
attraversa l'alto circo glaciale e con un lungo percorso a semicerchio,
conduce alla base delle incredibili formazioni rocciose che, allineate,
formano la cresta finale del Gran Paradiso. Superato il crepaccio
terminale (più o meno facilmente, a seconda dell'innevamento) si
raggiunge un'aerea forcella, da dove si ammira l'articolata e slanciata
vetta. Rimane da compiere l'ultimo tratto, il più difficile e delicato
di tutta la salita. Una
serie di facili roccette conducono ad un terrazzino, si prosegue
aggirando uno spuntone roccioso e
ci si ritrova davanti al passaggio chiave. (II° grado) Si tratta di
percorrere, per alcuni metri un'esile cengia, espostissima, a strapiombo
sul sottostante ghiacciaio della Tribolazione, (nel 2013 trovato uno
spezzone di corda per facilitare il passaggio). Infine si supera un
esposto gradino roccioso alto 2-3 metri e si raggiunge la sospirata
Madonnina sulla vetta del Gran Paradiso 4.061 m.
La cima è molto
piccola, ma l'emozione è grandissima, le creste ed i ghiacciai
nell'aria sottile dei "4.000" metri riempiono il cuore. Ammirato
un panorama mozzafiato, inizia il rientro, si percorre nuovamente il
passaggio delicato fino allo spuntone roccioso. Il successivo tratto di
discesa sulle roccette, spesso è impraticabile, a causa del formarsi di
una lunga fila d'alpinisti, in attesa di salire in cima. Per evitare
pericolosi incroci di corde e ramponi, si consiglia di scendere alcuni
metri verso il nevaio sotto lo spuntone (dalla parte opposta del
passaggio chiave) e con una facile traccia ritornare sulla forcella
sotto la vetta. Il resto della discesa, fino al rifugio
Vittorio Emanuele II 2.728 m.
avviene lungo lo stesso percorso di salita.
( via normale: F+, dislivello tot.: 2.572 m., durata tot: 7.30-8.00 ore).
3°
GIORNO - Traversata
del versante nord-ovest del Gran Paradiso - Dal rifugio Vittorio
Emanuele II si
scendono alcuni metri in direzione di Pont, fino ad un'indicazione per
il rifugio Ciarforon
(segnavia
N°1a giallo).
Il sentiero, in leggera discesa, attraversa pendii erbosi e supera
diversi ruscelli, nell'ambiente intatto del Parco Naturale del Gran
Paradiso. Alcuni brevi sali-scendi consentono di superare una zona
rocciosa e di aggirare verso destra la Testa di Moncorvè, fino a quando il sentiero diventa
un bellissimo balcone
sull'Alta Valsavarenche. Si continua con una lunga diagonale, sempre in
leggera pendenza, e si scopre lentamente il ghiacciaio di Laveciau,
dal quale scendono impetuosi torrenti. Raggiunta una conca detritica,
inizia una breve salita che conduce al rifugio Chabod 2.750 m.
Spettacolare panorama sulla parete nord-ovest del Gran Paradiso. (Seniero:
E,
dislivello tot: 500 m. durata: 2,45 ore ). Dal
rifugio Chabod 2.750 m. inizia la lunga discesa verso l'alta
Valsavarenche (segnavia
N°5 giallo),
prima su ripidi pendii e successivamente all'interno di un fitto bosco,
sempre con i bellissimi sentieri reali di caccia. Raggiunta la frazione
di Pravieux 1.871 m. ( Seniero: E,
dislivello discesa: 880 m., durata: 2,00 ore ),
si rientra a Pont 1.955 m.
Durante la salita alpinistica sono state realizzate molte fotografie, che ho riunito nell'album fotografico: "Salita al Gran Paradiso". Alcune foto sono dell'amico Franco Romano.
Vai alla galleria fotografica: Salita alpinistica al Gran Paradiso
Sintesi tempi/dislivello |
||
Itinerario | salita | discesa |
Tempi : | 4,30 - 5,00 h | 2,45 h |
Dislivello: |
1.286 m. | 1.286 m. |
Difficoltà: |
F+ (10/20 di metri II°) | |
DATA salita: |
9-11 luglio 2013 |
Cartografia: |
Gran Paradiso "Meridiani" 1:25.000 |
BREVI NOTE STORICHE La prima ascensione del Gran Paradiso fu compiuta il 4 settembre 1860 dagli inglesi John Jeremy Cowell, W. Dundas, guidati da Michel Payot e Jean Tairraz di Chamonix, per l'attuale via normale. Poichè non possedevano, a quel tempo, i ramponi, dovettero tagliare 1.275 gradini nel ghiaccio, la salita durò nove ore. Il primo rifugio Vittorio Emanuele II venne costruito nel 1884 e fu uno dei primi delle Alpi occidentali. La costruzione è dedicata al primo re d'Italia (1861-1878), Vittorio Emanuele II di Savoia, grande frequentatore della zona in quanto riserva reale di caccia. Quando nel 1922 il re regalò la riserva allo Stato Italiano, nacque di fatto il Parco Nazionale del Gran Paradiso, il primo in Italia. Il nuovo rifugio costruito nel 1932 venne ultimato soltanto nel 1961. Il 4 luglio 1954 in occasione dell'Anno Mariano venne collocata sulla cima del Gran Paradiso la statua della Madonna. L'idea venne ad un prete alpinista: mons. Pierino Balma Marchis, desideroso di portare l'immagine della Vergine sulla più alta montagna interamente italiana. Il modello fu realizzato a copia della Madonna di Lourdes. E' stata restaurata nel 2004. La storia dell'asino Cagliostro. Dopo la conquista inglese del Gran Paradiso, per un lungo periodo la montagna fu visitata da pochi alpinisti e trascurata dai valligiani. Di questi fatti si rammaricava il prete-alpinista Joseph-Marie Henry il quale era desideroso di far conoscere a tutti "quali emozioni profonde, soavi e grandiose dona l'alta montagna" e quanto sia facile la salita al Gran Paradiso. Decise quindi, per attirare l'attenzione e rendere popolare l'ascensione, di fare un esperimento: portare un asino in vetta, affermava: " se gli asini vanno sul Gran Paradiso, a maggior ragione ...". Fu così che il 2 luglio 1931 l'asino Cagliostro salì la via normale, munito di 5 chiodi per ferro e guidato con 2 corde da 20 m. e 50 m. dall'abate Henry e dall'amico Dayne. Raggiunse senza fatica la crepacciata terminale, la superò e si fermò sull'ultima forcella proprio sotto la cima rocciosa. Rientrò in valle con qualche scivolone, fu un trionfo !!! |