Album di fotografie e descrizione degli itinerari che illustrano i luoghi dove si combatterono le battaglie più significative della Prima Guerra Mondiale lungo il fronte dell'Isonzo. All'inizio della Grande Guerra tra il Regno d'Italia e l'Impero austro-ungarico, lungo i primi 450 km del confine, dall'Ortles-Cevedale alle Alpi Giulie sul fronte alpino, la natura del terreno, prevalentemente montuoso, non permetteva di condurre grandi battaglie in campo aperto. Per perseguire l'obiettivo di sfondare le difese austro-ungariche, agli italiani rimanevano gli ultimi 80 chilometri del confine, dalle Alpi Giulie all'Adriatico: il fronte isontino. L'importanza strategica di questo settore era ben noto ai Comandi degli imperiali, che prepararono la difesa schierando le divisioni più efficienti e fortificando le ripide sponde del fiume Isonzo, con tre baluardi: a sud, il monte Hermada, al centro il monte Sabotino e a nord il monte Rombon (Gruppo Canin). Contro questo "muro" difensivo, l'esercito italiano riversò la maggior parte delle risorse, durante i primi ventotto mesi della Grande Guerra, durante Undici terribili battaglie più la decisiva Dodicesima (Caporetto). Battaglie di inaudita violenza costate ai contendenti 300.000 caduti e 100.000 dispersi.
Oggi, la maggior parte della valle dell'Isonzo si trova nello stato della Slovenia. Dal 2007, alcuni dei siti più importanti della guerra, sono usciti dall'oblio grazie al lavoro di recupero del Progetto transfrontaliero italo-sloveno "Pot Miru " (Sentiero della Pace), che ha creato diversi Musei all'aperto. Inoltre sono state seguite le tracce della Grande Guerra anche sulle cime più alte, con impegnative escursioni. Infine con facili sentieri sono stati scoperti gli straordinari scenari naturali del fiume Isonzo, dall'intenso color verde smeraldo.
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